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Spettacolo

Stefania Rocca: “Covid? Attori coscienza del Paese, cosa meritiamo dalle istituzioni”

Stefania Rocca sul Covid e non solo, l’intervista a ‘Io Donna’

Stefania Rocca: “Covid? Attori coscienza del Paese, cosa meritiamo dalle istituzioni”. L’attrice si racconta parlando anche della situazione attuale relativa ai contagi in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] “noi attori ci siamo dimostrati tra i più responsabili nell’osservare le regole, ma nonostante i sacrifici veniamo sempre visti come dei privilegiati. In parte lo siamo, facciamo un lavoro che ci piace, ma siamo lavoratori, ora più che mai siamo precari e meritiamo di essere ascoltati dalle istituzioni. Noi siamo la coscienza collettiva del Paese. Ci vuole rispetto per la cultura, per gli artisti e per i luoghi in cui si forma la coscienza critica della società. Dovremmo raccontare favole, storie felici e invece…

Come sta vivendo questo momento?
“Tra ansia e attesa, tra la difficoltà di tornare sul set e gli slalom per strada quando incrocio qualcuno. Mi sembra tutta una corsa ad ostacoli, come se stessimo vivendo una lunga notte buia. Un po’ come le atmosfere del film Dietro la notte, dove la protagonista viene assalita da un rapinatore alla ricerca della combinazione della cassaforte per poi essere chiusa con la figlia in una cabina armadio. Un incubo in cui riaffiorano vari traumi e tutti i personaggi rivelano la loro vera identità”.

[…] Il poeta francese Christian Bobin ha scritto: «Le parole taciute urlano dentro di noi».
“È così. Urlano dentro di noi fino ad esplodere”.

Lei tace o urla?
“Io non riesco a contare nemmeno fino a tre che ho già sputato il rospo. Non riesco a tenere il muso con nessuno. Mi arrabbio, chiedo scusa quando devo, ma cerco di fare subito chiarezza”.

La paura più grande?
“Forse, da sempre, è la paura dell’abbandono. Penso di averla superata il giorno in cui ho capito che sono le nostre paure a generare le situazioni che non vorremmo accadessero”.

Stefania Rocca: “Covid? Noi attori privilegiati ma precari”

Cosa l’ha fatta cambiare?
“La consapevolezza che le emozioni vadano vissute quando avvengono. Così un giorno, otto anni fa, sono riuscita anche ad accettare l’idea di sposarmi. A New York… con una cerimonia segreta, giusto? Sì, e rifarei tutto di nuovo: il matrimonio mi ha dato un senso di appartenenza. Mentre giravo Dietro la notte ricordo pure di aver pensato: “Fortuna ho due maschi””.

Perché?
“Sono cresciuta con due sorelle e sette cugine. Ho sempre odiato le bambole, il rosa e gli stereotipi femminili. Io che racconto le favole di Biancaneve e Cenerentola in attesa solo del principe azzurro per realizzarsi? Non avrebbe fatto per me. Una responsabilità, però, anche educare due maschi… Spero di riuscire a crescere due ragazzi che sappiano relazionarsi con il mondo senza paure e con consapevolezza. Soprattutto con i partner che avranno. Cerco di abbattere ogni preconcetto di genere. Non voglio che crescano ingabbiati nei ruoli, ma che siano intellettualmente liberi”.

È vero che avete un baby sitter uomo?
“Sì, ha cambiato la vita a tutta la famiglia. Fa bene a tutti vedere che non è una questione di sesso e di ruoli. Anche un uomo può fare un lavoro considerato appannaggio delle donne. Lui, poi, è entrato in empatia con i ragazzi, come un fratello maggiore”.

[…]Lei cosa farebbe nel suo ultimo giorno?
“Forse qualcosa che non ho mai fatto. Mi sveglierei all’alba, andrei a prendere l’acqua, accenderei il fuoco, cucinerei, laverei e pulirei i pavimenti, senza lamentarmi, sognando di incontrare il principe azzurro che mi dirà: sposami e vieni con me, potrai pulire i pavimenti, provvedere alla nostra casa, cucinare e non ti mancherà nulla. E io risponderei: che ragazza fortunata che sono”.

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