Fabrizio Frizzi, il fratello Fabio parla del noto conduttore scomparso in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’
Fabrizio Frizzi, il fratello: “Aveva scritto canzoni meravigliose, insieme avevamo un sogno”. Fabio Frizzi, noto musicista e autore di numerose colonne sonore di film cult, parla del noto conduttore scomparso e del libro appena pubblicato (“Backstage di un compositore”) in una intervista rilasciata ai microfoni di ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Se Fabrizio leggesse questo libro che cosa direbbe?
«Questo libro è dedicato a lui. Dentro c’è tanta della nostra vita. Credo che chiudendo l’ultima pagina avrebbe le lacrime agli occhi e mi stringerebbe in un abbraccio forte. Senza dire nulla».
[…] Alberto Sordi frequentava casa Frizzi.
«Sì. Con papà sono nati “Il medico della mutua”, “Un borghese piccolo piccolo”. Di Albertone ho un ricordo particolare».
Ce lo racconti?
«A metà degli Anni 70 nascevano le prime radio private. Io e Fabrizio avevamo la camera in comune e la sera prima di dormire ascoltavamo sempre Ram 102. Mi chiesero di fare una trasmissione che si chiamava “Indovina chi viene dopo cena” e per tre anni dalle 21 a mezzanotte ho incontrato in quello spazio personaggi importanti del cinema. Ospitai Paolo Villaggio, Ettore Scola… desideravo avere in una puntata Albertone».
E venne?
«Accettò. Quella sera alle nove meno un quarto l’aspettavo davanti all’Hotel Hilton, dove avevamo la postazione. Ero emozionatissimo. Lui arrivò con una cartellina sotto il braccio. Gli chiesi: “Cosa c’è dentro?”. E lui: “Tutta la mia storia radiofonica” (lo imita bene, come lo imitava Fabrizio, ndr). E in quelle tre ore ci incantò con i suoi meravigliosi personaggi».
E Fabrizio da casa vi aveva seguito?
«Certo! Lui era il primo ascoltatore. E poi a 18 anni cominciò anche lui a lavorare lì. Era uno straordinario intrattenitore radiofonico».
Fabrizio Frizzi, il fratello: “Aveva scritto canzoni meravigliose”
La sera prima di dormire di che cosa parlavate?
«Avevamo sei anni di differenza. Facevamo anche a botte ogni tanto, come tutti i fratelli, ma la musica ci ha sempre unito. Fu lui, sempre attento alle cose nuove, a farmi conoscere i Genesis. All’inizio non li avevo capiti, ma lui insisteva, finché non mi sono imbattuto nell’album “Selling England by the pound”, un capolavoro. E quando vennero a Roma, andammo insieme al concerto. Era il 5 febbraio 1974, il giorno del 16º compleanno di Fabrizio».
Avete lavorato insieme poche volte.
«È vero. Ho curato le musiche della serie tv “Non lasciamoci più” dove Fabri era il protagonista. Pensavamo entrambi di aver lavorato troppo poco insieme. Lui aveva un’idea teatrale, voleva fare un “one man show” e me ne aveva parlato ma non siamo riusciti a concretizzare. E poi è rimasto il sogno di fare un album insieme: lui ha scritto pezzi meravigliosi e volevamo prenderci sei mesi per realizzarlo. Ne abbiamo riparlato anche quando non stava bene, nella speranza che questo sogno potesse dargli nuova linfa. Non ci siamo riusciti purtroppo, ma questo sogno c’è ancora. Per non disperarmi mi piace pensare che in qualche modo ci sia ancora la possibilità di chiedergli un parere, un consiglio».
C’è una “vostra” canzone?
«“Lugano addio” di Ivan Graziani. L’abbiamo fatta insieme mille volte».
Vi capitava di suonare insieme?
«Come no? Eravamo tutti appassionati di musica in famiglia e dopo il pranzo domenicale io prendevo la chitarra, Fabri si metteva al piano e cantavamo. Il “must” di casa Frizzi era “Io ho in mente te” dell’Equipe 84».
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