Alessandro Preziosi seduttore? L’attore si racconta a ‘Il Corriere della Sera’
Alessandro Preziosi: “Io seduttore? Vi dico cosa mi succede sui set con le attrici. Mi volevano avvocato”. L’attore napoletano si racconta ripercorrendo alcune tappe della sua carriera in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Non voleva fare l’attore, ma il giornalista. Non voleva fare l’avvocato, però ha preso la laurea a pieni voti in Giurisprudenza.
«La mia carriera scolastica al liceo è stata un vero disastro. Quasi ogni anno venivo rimandato in qualche materia e, di conseguenza, venivo severamente punito dai miei».
Per esempio?
«La punizione più dura: mentre ero costretto a fare le ripetizioni per sostenere poi l’esame a settembre, non potevo uscire di casa. Ma io trasgredivo…».
In che modo?
«Le lezioni ovviamente avvenivano d’estate quando tutta la nostra famiglia si trasferiva a Capri. Ve lo immaginate un ragazzetto che, in quel meraviglioso luogo di vacanza, se ne sta chiuso senza poter andare con gli amici a divertirsi? Ebbene: io, nottetempo, mi calavo dalla finestra della mia camera. Però una sera, chi ti incontro per strada? Papà e mamma. Un disastro».
Punizione ancora più pesante?
«Ovvio. Tuttavia, ora che sono padre, capisco i miei genitori, perché ne combinavo di tutti i colori e, devo aggiungere, che in certi casi ero pure molto sfortunato. Quella unica volta che presi di nascosto la macchina di mia madre, durante il tragitto si ruppe il cambio: l’auto si bloccò davanti alla staccionata di un parco. Io tornai a casa in punta di piedi, senza avere il coraggio di riferire subito quanto era accaduto e, quando mia madre andò a cercare l’auto in garage, le dissi sommessamente: devi andartela a riprendere in quel posto. Altro putiferio. Ma non basta. Un’altra volta ho sottratto, sempre senza consenso, il motorino a mio fratello maggiore. Lo parcheggio nel luogo dove ero diretto e, quando torno, non lo trovo più: l’avevano rubato. Una sfiga perenne».
Perché si è laureato in Legge se non voleva fare l’avvocato? E perché ha frequentato l’Accademia dei Filodrammatici di Milano se non voleva fare l’attore?
«Discendo da una stirpe di avvocati, sin da bambino ho mangiato “pane e diritto”. Dunque era inevitabile che i miei volessero che continuassi la stirpe: li ho accontentati, ho fatto il mio dovere e, stavolta, anche con ottimi risultati, prendendo 110 e lode. Ma sono andato a Milano perché volevo andarmene via da casa: pur amandola molto, la famiglia mi stava stretta. Lessi per caso sul Corriere della Sera, quotidiano che non mancava mai sulla scrivania di mio padre, dei provini aperti ai Filodrammatici: mi iscrissi, superai la prova e venni preso».
I genitori contenti?
«Mia madre, anche lei avvocato, fu drastica: “Vuoi fare l’attore? Quella è la porta. Se oltrepassi la soglia, non torni più indietro”. Però poi, sia lei, sia mio padre, furono i miei primi spettatori. Ricordo il monologo con cui debuttai in un teatrino-off milanese: la prima cosa che vidi, appena si aprì il sipario, furono le scarpe di papà seduto in prima fila. Non solo sono stati spettatori assidui, pure commentatori delle mie performance: se nella recitazione qualcosa non li convinceva, me lo dicevano chiaro e tondo. Le loro osservazioni critiche mi sono sempre servite per migliorarmi e, a volte, mi chiedo: ma non è che ho intrapreso questo mestiere per dimostrare proprio ai miei che ero capace di fare altro, oltre all’uomo di legge?».
[…] La bellezza è stata, ed è, un aiuto nella sua carriera?
«Da qualcuno sono stato definito un “piacione”, appellativo che non amo: io non voglio piacere, non sono un seduttore».
[…] Non solo le donne, anche gli uomini a volte subiscono molestie da registi o produttori. Le è mai capitato?
«Per fortuna, non mi è mai successo di vivere un’esperienza diretta di avances da parte di uomini. Piuttosto, mi sarebbe piaciuto averle da parte di qualche bella compagna di scena, e purtroppo non è avvenuto. Invece, mi è capitato di assistere a qualche atteggiamento da parte di attrici che, consce del loro fascino, facevano capricci con i registi, ottenendo a volte dei privilegi».
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