Raoul Bova dai 13 anni, l’attore si racconta a ‘Il Corriere della Sera’
Raoul Bova: “A 13 anni sognavo di morire. I miei genitori morti in 2 anni e non sono riuscito a salutarli”. L’attore si racconta anticipando alcuni passaggi del suo primo libro (“Le regole dell’acqua” di Rizzoli) in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Il 9 gennaio del 2018 è mancato suo padre Giuseppe, ex impiegato in Alitalia. Ventidue mesi dopo sua madre Rosa, casalinga. Come ha fatto a non affondare?
«Queste cose, prima che succedano, non le puoi neanche immaginare. Non riesci a farti un’idea del dolore che proverai. Dopo, attraversi tutte le fasi: dal sentirti perso al sentirti solo. Vedi crollare le fondamenta, ti mancano gli sguardi di approvazione o di rimprovero che ti avevano sempre fatto sentire un figlio».
È riuscito a salutarli?
«No, mi hanno avvisato quando era già successo. Ma con mio padre ci eravamo visti proprio due giorni prima, per il compleanno di mamma. E poi avevamo trascorso insieme il Natale. Mia madre, invece, non la vedevo da un po’, ci eravamo ripromessi di farlo presto. Era entrata all’ospedale per quella che sembrava un’ulcera e invece si è aggravata. Usava già l’ossigeno. Penso sia morta di Covid, ma ancora non era esplosa l’epidemia, è solo una ricostruzione che mi sono fatto nelle notti insonni. Il giorno che mamma è morta mi sono rotto la gamba destra. Una semplice storta sulle foglie bagnate, ero a Torino per lavoro. Penso sia stato il dolore: mi aveva spezzato».
Raoul Bova – Le regole dell’acqua
È allora che ha cominciato a scrivere il libro?
«Sì, ho avuto bisogno di mettere in fila i ricordi. Quando mi sono rotto la gamba stavo girando una fiction per la quale ero dovuto ingrassare. Dopo, in poco tempo, mi sono ritrovato a pesare 110 chili, vuoi per il cortisone, l’eparina. Ero disorientato, non mi riconoscevo. Il libro è stato una valvola di scarico e rimessa a punto. Mi sono detto: cominciamo a ricordare le cose belle. Era arrivato il momento che il bambino crescesse e diventasse uomo. Ritrovare gli sguardi, le risate, le lezioni dei miei genitori mi ha fatto capire che resteranno per sempre dentro di me».
In dispensa ha ancora le conserve di pomodoro fatte da suo padre?
«Sì, qualche bottiglia è rimasta. Le tengo per ricordo. Altre le ho utilizzate. Era meticoloso, mi piaceva la sua calligrafia, aveva una sua eleganza anche in stampatello: scriveva l’anno, la qualità del pomodoro, era molto preciso».
[…] È ancora ossessionato dalla morte, come da ragazzino?
«A 13 anni sognavo di morire una sera sì e l’altra pure».
Forse perché dormiva con le sue sorelle.
«Può essere… In effetti era un po’ scomodo. Ma ero viziato, coccolato, mia sorella maggiore faceva da vice mamma, quindi era come avere tre genitori. L’altra sorella non la prendeva molto bene…».
E allora quei sogni?
«È stato il periodo in cui ho cominciato a farmi domande sulla vita, quando capisci che la morte ne fa parte, ma è un controsenso».
Raoul Bova: “A 13 anni sognavo di morire”
Ad allenarsi, nella piscina dell’Aurelia Nuoto, andava in motorino.
«Un’ora e mezzo per andare e un’ora e mezzo per tornare. Quando ti viene da piangere che fai due allenamenti al giorno e sei bagnato e d’inverno ti rimetti sul motorino e comincia a piovere con il freddo e il vento e hai mani e piedi ghiacciati… Ecco, penso che quei momenti mi abbiano forgiato. Oggi uno tende quasi ad abituarsi alla non sofferenza: vogliamo non soffrire e quando soffriamo lasciamo le cose a metà. Ma la sofferenza ti porta a qualcos’altro, fa parte del risultato».
Nel salotto di casa sua lei e Rocío tenete ancora un libro per annotare pensieri? Avevate cominciato durante il lockdown.
«Sì, c’è ancora. Tenere un diario è importante, ti permette di fissare le cose e rivederle a distanza. L’ho sempre avuto, fin da ragazzino. Nel libro io e Rocío abbiamo scritto di tutto, dall’esperienze fatte con la Croce Rossa a cose più divertenti e a loro modo memorabili».
Per esempio?
«Quando Rocío ha preparato la pizza, ed era commestibile, o quando ha ricominciato a cucinare la paella».
Questo è molto maschilista. Lei, scusi, cosa ha fatto durante il lockdown?
«Ma io combattevo contro gli acari! Ero il re delle pulizie di casa, ho comprato qualsiasi elettrodomestico. Giravo con le mie reminiscenze dei film d’azione e disinfettavo tutto. Sono stati momenti di pura follia».
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