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Andrea Sartoretti: “Bufalo nascondeva una verità oltre la violenza. Ho scoperto di essere attore a 25 anni”

Andrea Sartoretti su Bufalo e non solo, l’intervento a “I Lunatici” su Rai Radio2

Andrea Sartoretti: “Bufalo nascondeva una verità oltre la violenza. Ho scoperto di essere attore a 25 anni”. L’attore, popolare interprete tra gli altri di ‘Romanzo criminale’, è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì notte, dalla mezzanotte alle sei del mattino.

Sul rapporto con la notte. “Dipende, spesso succede di lavorare, per me la notte è un momento in cui si lavora di insonnia, perché recuperare il ritmo non è mai facile. Il sonno spesso tarda ad arrivare. Io in realtà amo la notte, molto. Di notte guardo i film, leggo. È un piacere andare a letto tardi quando non mi devo svegliare all’alba. Se ho sempre sognato di fare l’attore? Assolutamente no”.

Sugli esordi. “Io ho iniziato tardissimo, a 25 anni, avevo una grande passione per i viaggi, appena potevo viaggiavo, mi sono iscritto all’università ma non l’ho finita, ho scoperto tardi che ho sempre desiderato fare l’attore, ma fino a 25 anni non me ne rendevo conto. Da piccolo dicevo a mia madre che volevo fare l dentista”.

Andrea Sartoretti: “Bufalo? Non rinnego Romanzo criminale”

Sulle passioni. “La cosa che mi appassiona, e oggi ancora di più, è sempre stato il mare. Volevo vivere su una barca. Sono nato a New York, per caso. Sono un ‘accidental american’, nato negli Usa perché mio padre in quel momento ci stava lavorando, ma non ho nessun legame, nessuna parentela con gli Stati Uniti, ci sono nato, dopo un anno e mezzo ci siamo trasferiti”.

Sulla sua infanzia. “Io non ho mai fatto a botte in tutta la mia vita. Mai. Mai fatto a botte, nemmeno da piccolo. Detto questo, per onestà, ammetto che ero una peste. Ai miei genitori ne ho fatte vivere di tutti i colori. Sono stato un bambino non facile, un adolescente non facile, se ripenso ad alcune cose che ho fatto, mi viene da dire ‘ragazzi, mi raccomando, attenti, fate le cose con la testa’. La mia generazione è cresciuta senza il telefonino, amavo tantissimo viaggiare, a quindici anni già giravo l’Europa in treno”.

Sulle mete di gioventù. “Con 350.000 lire potevi arrivare in Russia. Una volta, sempre con Giacomo Ciarrapico e Mattia Torre, siamo arrivati in Germania. Ma c’era troppo vento, quindi la sera siamo montati su un treno e siamo andati da un’altra parte. Quando si è adolescenti si pensa sempre di essere un po’ inadeguati rispetto agli altri. E invece bisogna essere sicuri di se, nel senso che se tu non la pensi come gli altri devi almeno avere il coraggio di pensare che non sei tu che sbagli, ma sono gli altri”.

Sul ruolo del ‘Bufalo’ di Romanzo Criminale. “Quel personaggio mi ha dimostrato che il pubblico è intelligente e va rispettato per la sua intelligenza. Per questo sono felice di fare prodotti innovativi. Nell’arte bisogna rischiare. Quando mi fermano ancora oggi per strada, anche per ‘Il Bufalo’, nessuno mi dice che è rimasto affascinato da come sparava, da come uccideva, dalla sua violenza, dalla sua follia, ma tutti mi parlano della sua fedeltà, della sua amicizia fedele. Era un sentimentale, metteva il cuore prima di tutto, questa cosa è arrivata. Affrancarmi non è facile, per strada a volte mi urlano Bufalo, ma devo dire la verità, fa piacere, riuscire nella carriera di un attore a interpretare un personaggio che rimane nei cuori delle persone, io provo gratitudine, perché è una cosa bellissima”.

Andrea Sartoretti: “Bufalo nascondeva una verità oltre la violenza”

Su Romanzo Criminale. “Non rinnegherò mai Romanzo Criminale, è stato un prodotto meraviglioso, è entrato nella storia della televisione, ha alzato il livello della fiction italiana. I cattivi che piacciono alla gente? Sono tutte cavolate, una cosa strumentalizzata, una buffonata, perché l’educazione viene da altre parti, dallo Stato, dai genitori, dalla scuola. E poi i protagonisti di ‘Romanzo Criminale’ fanno tutti una brutta fine e in età giovanissima”.

Su Boris. “L’atmosfera sul set? Abbiamo vissuto anche delle situazioni da…’set di boris’. Quello che raccontavamo succedeva anche sul set. Alcuni di noi siamo amici di infanzia, io e Sermonti andavamo a scuola insieme, siamo stati compagni di banco, una volta ci hanno cambiato di classe. Con altri abbiamo fatto teatro insieme, ormai venticinque anni fa. L’umorismo di Boris è nato anche sulle panchine dei parchi da piccoli e poi è stato riportato in maniera egregia su un set televisivo”.

Sul periodo che stiamo vivendo. “E’ faticosissimo, andiamo al cinema, aiutiamo il cinema, aiutiamo il teatro. Sono pericolosi gli assembramenti, il mio lavoro è un assembramento mentre lo fai e mentre lo fruisci. Per questo siamo nei guai. Sul set si sta molto attenti, la guardia è altissima, si riesce a lavorare con le dovute precauzioni, ma non è come prima. Ora piano piano si sta riprendendo, in maniera un po’ claudicante”.

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