Ficarra e Picone si raccontano in una intervista a TV Sorrisi e canzoni
Ficarra e Picone si raccontano: “Con un posteggio auto capimmo di essere famosi. A Milano come Totò e Peppino”. Pronti ad aprire la stagione autunnale di “Striscia la notizia”, il due comici e attori siciliani ripercorrono alcune tappe dei 25 anni di successi festeggiati quest’anno. Di seguito alcuni passaggi dell’intervista rilasciata a TV Sorrisi e canzoni.
Dopo tanto tempo, le Veline vi sopportano ancora?
Ficarra: «A me sì, sicuro. A Picone non lo so, ma dubito».
Picone: «Se si sono stufate, non ce lo diranno mai».
Il sottotitolo di “Striscia” quest’anno è “La voce dell’insofferenza”.
Ficarra: «Appunto, insofferente a Picone. Sono 25 anni che lo sopporto».
Picone: «Vero è. Come diceva Pino Caruso: “Il tempo scorre lentamente a una velocità impressionante”».
[…] Cosa vi regalate per le “Nozze d’argento”?
Ficarra: «Lo specialista in regali inutili è Picone. Una volta, all’epoca in cui c’erano già i dvd, mi regalò un riavvolgitore di nastri vhs. Ma, dico io, non sarebbe stato meglio un mestolo? Pure ora me lo potrebbe comprare».
Picone: «Ti attacchi a un unico fatto, successo davvero, lo ammetto, ma su cui si baserà per sempre la nostra biografia. Fiumi di inchiostro su un solo sbaglio».
[…] La gaffe più memorabile?
Ficarra: «Inenarrabile».
Picone: «La racconto io: stavamo preparando lo spettacolo “Ma chi ce lo doveva dire?!” a Taormina. Il nostro sogno sarebbe stato avere sul palco Jim Carrey e l’assessore ci disse: “Ma guardate che è proprio qui, in albergo”. Quindi ci portò in hotel, a bordo piscina, davanti a… un uomo bassino, rossiccio. Era Jim… Kerr, della band dei Simple Minds. Fu una conversazione surreale, per un quarto d’ora anche lui fece finta di conoscerci perfettamente».
Ficarra e Picone si raccontano: “Nel 1998, quando abbiamo vinto tutti e tre i premi dei festival del cabaret”
Sono cose che fanno piacere. Ma la prima grande soddisfazione professionale?
Ficarra: «Nel 1998, quando abbiamo vinto tutti e tre i premi dei festival del cabaret: il “Grottammare”, il premio “Ugo Tognazzi” e il “BravoGrazie” di Saint-Vincent, considerato la Champions League per i comici emergenti. Un’emozione unica».
Il salto dal cabaret alla tv?
Picone: «È stato naturale, perché “Zelig” era teatro: il fatto che ci fossero anche le telecamere era del tutto incidentale».
Ficarra: «Io ricordo con affetto “Gnu”, su Raitre, ideato da Bruno Voglino, un grande condottiero che amava la commedia. Andavamo in onda in seconda serata e lui, il giorno dopo, con il foglio degli ascolti in mano diceva: “Non guardate i numeri, guardate quello che avete fatto”».
Col tormentone «Stanco, stanco, stanco…» di “Zelig” arrivò la popolarità vera.
Ficarra: «Topolino (sul numero 2.678 del giornalino, ndr) fece una storia con i comici di Paperopoli, Caraffa & Cappone. Per me, che da piccolo lo leggevo sempre, fu una gioia».
Picone: «Nomi d’arte stupendi, per altro. Più belli dei nostri. Sarebbe bello ricominciare da zero come Caraffa & Cappone».
Ficarra e Picone si raccontano: “Più che il successo fa piacere la popolarità”
Quando avete capito di essere diventati famosi?
Ficarra: «Quando il capocondominio mi ha permesso di posteggiare fuori dal mio posto».
Picone: «Ai primi autografi. Ma più che il successo fa piacere la popolarità. Sono cose diverse».
[…] La vostra prima volta a Milano è stata un po’ alla Totò & Peppino con i colbacchi, «Noio… vulevam savuar»?
Ficarra: «Confermo. Ci ospitò a casa sua Andrea Brambilla, in arte Zuzzurro, ed eravamo così bardati che disse: “Siete venuti a Milano a sciare?”».
Picone: «Agli inizi, dopo avergli saccheggiato il repertorio, finiti gli sketch da “rubargli” gli chiedemmo di scrivere uno spettacolo per noi. Andrea è stato un maestro che ha creduto in noi».
[…] Picone, c’è un lato nascosto di Ficarra che vuol farci scoprire?
Picone: «State attenti, perché quando vi invita a cena Ficarra vi fa lavare i piatti. Io, in più, devo pure buttare la spazzatura».
Ficarra, c’è un lato palese di Picone che vorrebbe coprire?
Ficarra: «Che non fa lo stupido, ma lo è. Io l’ho capito subito, lui ci ha messo 25 anni».
C’è qualcosina da aggiustare nel vostro rapporto?
Ficarra: «Nulla: Picone è come un vecchio cane che ti morde la ciabatta. Ed è bello così».
Picone: «La nostra è una relazione instabile, fondata sull’incompatibilità di carattere. Aggiustare qualche cosa sarebbe pericoloso».
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