J-Ax pentito di aver scritto un suo brano e non solo, l’intervista a ‘Il Corriere della Sera’
J-Ax: “Pentito di aver scritto quel brano. Sorci Verdi? Una batosta sui denti. Diventare papà cambia tutto”. Il cantante si racconta ripercorrendo alcune tappe della sua carriera in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Gli esordi.
«Anni bellissimi. Eravamo poveri ma ricchi, dividevo la cameretta con mio fratello, un poster di Michael Jordan e poco altro, ma eravamo pieni di interessi: i graffiti, la musica…Quando gli altri andavano in discoteca noi facevamo viaggi in treno solo per andare a registrare provini a casa di qualcuno…».
Ora sugli scaffali colleziona dischi d’oro e di platino…
«L’illuminazione è stata notare che il rap italiano di allora era molto serioso, parlava di politica perché sembrava l’unica cosa che lo potesse legittimare. Del resto, rispetto ai ghetti di New York, i problemi della nostra vita di quartiere sembravano niente. Però c’erano. E così come Articolo 31 abbiamo iniziato a raccontare la strada, ma quella italiana».
Canta quello che vive. L’ultimo singolo è sulla pandemia
«Sapevo che il tema mi avrebbe svantaggiato ma volevo fissare questa cosa. Una voglia assurda non è stato un triplo platino come Ostia Lido ma è comunque disco d’oro».
J-Ax: “Pentito di aver scritto quel brano. Sorci Verdi? Una batosta sui denti”
Per il video, il 29 la premieranno a Imaginaction, il Festival Internazionale del Videoclip.
«Siamo stati i primi a mettere in moto questa cosa del pezzo estivo, un segnale di ripartenza ma rispettando tutte le regole, perché da questa cosa non si uscirà davvero finché non avremo un vaccino. Ti danno del filogovernativo, amico di Conte se parli così. Invece non mi è piaciuto come è stata gestita questa cosa, è stato tutto troppo moderato».
Nel senso?
«Tu non mi puoi rivendicare il diritto di non metterti la mascherina perché io ti rivendico il diritto di non morire per colpa tua. Vivo a Milano, dove abbiamo pianto migliaia di morti, eppure la città è vuota: sono tutti in vacanza. Per questo dico che gli italiani sono dei bambini: preferiscono pensare che sia stato un brutto sogno e tornare alla vita di sempre».
Discoteche comprese…
«Sì, ma gli assembramenti li hanno fatti anche i politici e anche loro si facevano i selfie senza la mascherina. Da sempre mi danno del comunista ma ora supero tutti a destra e dico che dovevano scendere con i carrarmati per far rispettare le regole. Invece ci ritroviamo che a Ferragosto nemmeno hanno fatto i tamponi».
[…] Come si vive quando la ruota non sembra girare più?
«Io a un certo punto ho fatto il salto staccionata e l’ho fatto con coscienza, realizzando che non puoi accontentare tutti. Prima mi accusavano di fare il finto ribelle per piacere a chi mi seguiva, adesso di fare il finto non ribelle per piacere a chi mi segue. In realtà sono diventato grande, sono una persona realizzata e ho deciso di diventare un artista pop anche se in me ci sarà sempre un’anima rap».
[…] Quando si è seguiti da così tanti giovani non si è costretti a restarlo in eterno?
«In realtà che mi seguano i ragazzini è un falso mito: magari sono i figli di chi è cresciuto con la mia musica. Poi, certo, J-Ax è un po’ come se fosse un personaggio dei fumetti, non deve invecchiare, è come i Simpson. Ma la mia formula oggi è parecchio lontana da quello che è trendy, sono passate così tante epoche… non sono un vecchio ma sono un classico».
J-Ax: “Pentito di aver scritto Quelli come me”
E, da qualche anno, è anche un papà.
«Diventare papà cambia veramente tutto. È un caos che nell’immediato, quello sì, ti invecchia un po’ ma poi ti ringiovanisce perché riesci a rivivere l’infanzia attraverso tuo figlio».
A cui ha dedicato una bella canzone d’amore, «Tutto tua madre».
«Sì, a lui sì. Del resto sto con la stessa donna da 25 anni, mi sentirei un coglione a dire in una canzone quanto è bella o quanto vorrei strusciarmi addosso a lei. A fare il pezzo dei primi tre mesi di una storia, insomma. Spero anche di non scrivere più quelli di quando ci si lascia, uno cattivo come la mia Quelli come me, con Dj Enzo: quattro minuti di odio totale, che poi uno se ne pente da adulto».
Le è successo?
«Con il tempo capisci più cose: non è che se finisce una relazione e tu soffri devi distruggere chi ti ha lasciato. Non credo potrò mai più scrivere canzoni così livorose. Anche se Quattro stracci di Guccini è molto peggio e la considero una della più belle canzoni della musica italiana».
Altre cose di cui si è pentito?
«Aver accettato di fare Sorci Verdi, nel 2016, senza prima informarmi: non sapevo che in Italia non c’è diritto di satira. Ho dovuto cambiare tutto in corsa e non ho fatto quello volevo. È stata una batosta sui denti, senza contare che un cantante che aveva un programma faceva arrabbiare tanti che pensavano stessi strabordando. Per fortuna mi sono ripreso bene».
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