Piero Chiambretti su Tiki Taka, l’intervista a ‘Il Corriere della Sera’
Chiambretti: “A Tiki Taka prima novità riguarda le donne. Coronavirus? Nella morte di mia madre c’è la mia vita”. Il conduttore presenta la trasmissione che lo vedrà al timone al posto di Pierluigi Pardo su Italia 1 in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Lei arriva al lunedì quando i fiumi di parole sul calcio si sono dati appuntamento nel grande mare dei luoghi comuni
«La prima difficoltà è questa: cercare di dire cose che altri non dicono, una sfida molto difficile perché gli argomenti che tengono banco sono sempre quei 4 o 5. La maggior parte degli opinionisti, di tutte le reti, anche le locali, parla degli stessi temi nello stesso modo, eppure hanno un loro seguito. Sono convinto che questa ipnosi verbale sia il vero senso del calcio parlato».
Quello del calcio è un mondo permaloso, come riuscirà a far accettare la sua ironia?
«Questa è la seconda difficoltà: capire quanto del chiambrettismo posso infilare dentro un programma di calcio senza perdere quello che quel pubblico vuole realmente, ovvero anche al lunedì sentire parlare di calcio. Io ho la licenza di scherzare sul calcio, ma lo farò con la dovuta attenzione, entrando non a gamba tesa, ma in punta di piedi. Anche per essere più alto».
[…] Tifa Torino: finalmente un conduttore di parte a carte scoperte?
«Il Toro non fa male perché fanno male le squadre che vincono sempre e diventano subito antipatiche. Non corro questo rischio».
Piero Chiambretti: “Tiki Taka? Ecco come sarà”
Ha già in mente opinionisti, commentatori, volti da portare nella sua trasmissione?
«Abbiamo ancora un po’ di tempo per valutare con la redazione sportiva. La mia intenzione è avere una panchina lunga, qualche ospite fisso e un parco di opinioni, facce e storie molto più largo per poter dare un significato diverso a ogni puntata. Non ci sarà invece una co-conduttrice da sgabello con cartellina e cosce incorporate: cercheremo di far ruotare più donne che vengono dal mondo del calcio o hanno a che fare il calcio. Sarà il modo per dare una movimentazione a parole che spesso sono ferme».
La tv generalista è moribonda o moritura?
«Rispetto a un tempo la tv non è più un comunicatore di massa, ma è diventata un club che ha un numero cospicuo di telespettatori. Tutti hanno un pubblico più mirato mentre qualche anno fa era più trasversale: oggi ogni programma ha uno zoccolo duro che se non tradisci ci sarà sempre. È come un club: prendi la tessera, entri, ti siedi ed eventualmente puoi anche dormire».
[…] Lei mette sempre un’impronta molto personale nei suoi programmi. Questa volta è diverso?
«È una situazione inedita e spiazzante anche per me. La mia intenzione, uscito dall’ospedale dopo aver contratto il virus, era tagliare con un passato che mi portava alla mente cose che non volevo ricordare».
Sua mamma purtroppo è morta in ospedale a causa del Covid. Lei ha sofferto molto, ora come sta?
«Per me è stato un fulmine a ciel sereno: mi ammalo io, si ammala lei, ci mettono nello stesso ospedale, la notte che muore lei io guarisco. Non ho parlato per due mesi. So che devo essere forte, cerco di farmene una ragione anche se una ragione non c’è. Mia madre ed io abbiamo avuto una vita legata a doppio filo: il destino ha fatto sì che il giorno della sua morte fossi in un letto di fianco a lei. In quella morte c’è la mia vita, è come se mi avesse fatto nascere due volte».
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