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Carol Alt: “Da piccola ero robusta poi ho perso 20 chili. Senna? Ero sposata, mi colpì subito per un aspetto”

Carol Alt da piccola, l’amore con Senna e non solo, l’attrice si racconta ripercorrendo la sua vita in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’

Carol Alt: “Da piccola ero robusta poi ho perso 20 chili. Senna? Ero sposata, mi colpì subito per un aspetto”. L’attrice si racconta ripercorrendo alcune tappe della sua vita in una intervista rilasciata ai microfoni De ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

È stata, dagli Anni 80, il sogno proibito degli italiani.
«Non mi sono mai sentita sexy. Da adolescente ero robusta, lavoravo in una pasticceria e assaggiavo tutti i dolci. Ho perso 20 chili a 18 anni e cresciuta 20 centimetri in un anno, ho dovuto lasciare la danza, nessun ragazzo voleva ballare con me».

Erano anni…
«Più liberi, ero più rilassata anche se piena di lavoro. Oggi è l’epoca di Instagram e del politically correct, è tutto di pubblico dominio, devi dire sempre la parola giusta con un velo di ipocrisia».

Ha vissuto molestie?
«Tutto il tempo, succede a ogni bella attrice. La differenza è che sta a noi scegliere. Ho perso tanti ruoli, penso alla serie tv Hotel. Come ho reagito? Mi sono detta, ok, così va la vita, andiamo avanti».

E la moda è cambiata?
«Totalmente, oggi i marchi globalizzati riprendono le sfilate e le ricopiano pari pari».

Carol Alt: “Da piccola ero robusta poi la svolta”

L’Italia è il suo destino, qui conobbe l’amore della sua vita, Ayrton Senna, il pilota brasiliano morto nel 1994 nel circuito di Imola.
«Non sapevo chi fosse, a una sfilata i fotografi mi chiesero di fare qualche scatto con lui, mi disse che era un driver e pensavo che fosse l’autista. Era molto più basso di me, mi batteva il cuore, d’istinto mi sono tolta i tacchi. Lui ha sorriso e ha detto: “grazie”. Io: “No problem”. Ero sposata. Mi colpì la sua sensibilità, nessun ragazzo prima di lui mi aveva parlato di Dio e della Bibbia. Mi disse: dobbiamo sbrigarci, non abbiamo molto tempo»

Un presentimento?
«Sapeva di fare un mestiere pericoloso. Quando morì ero in Florida per una serie tv, ricordo tutto, la mia stanza d’albergo, com’ero vestita… Mi buttai nel lavoro».

E Hollywood?
«È una città senz’anima, io sono una newyorchese. Il mio sangue è americano, il mio cuore è italiano».

Compleanno importante: i suoi primi 60 anni?
«Io me ne sento 35, sono gli altri che mi trattano da donna matura. Qui al Filming Italy Sardegna Festival mi danno un premio alla carriera: è troppo presto! Arrivare in Italia dagli USA col virus è stata un’impresa, avevo una dozzina di poliziotti intorno, nominavo la direttrice artistica, Tiziana Rocca, come se fosse il mio passaporto» […].

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