Rosamund Pike sul recitare e non solo, l’intervista rilasciata a ‘Io Donna’
Rosamund Pike: “Recitare è la risposta a una domanda che tutti ci poniamo…”. L’attrice britannica si racconta rivelando tratti inediti di sé in una intervista rilasciata ai microfoni di ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Quale insegnamento offre, in particolare alle ragazze?
“Che la scienza può essere sexy, mi auguro. E l’idea che il lavoro duro, l’impegno siano fonte di soddisfazione. Spero che – vedendo una donna così appassionata – si chiedano: cosa mi stimola davvero? Ovvio che non per tutte il motore sarà lo stesso… Oggi ci ritroviamo con una grande problema: la “cultura di Instagram”. L’ossessione per l’immagine. La Curie, al contrario, ci ricorda che si è più affascinanti se ci si lascia guidare dall’intelligenza, dalla motivazione. Mezz’ora passata a leggere articoli approfonditi di un quotidiano è meglio spesa di mezz’ora sui social: sembra più impegnativa, ma in definitiva è più rilassante perché il cervello viaggia…”.
E a lei, personalmente, che ha insegnato?
“Quando spiega il radio ai suoi studenti della Sorbona, dice: «È un elemento che non si comporta come ci si aspetterebbe». Anche Marie non si comporta come ci si aspetterebbe, a modo suo è un elemento radioattivo: polemica, litigiosa. Non le importa di piacere. Ecco, io ammiro la sua forza, perché a me invece viene naturale mettere chiunque a proprio agio. È dura fregarsene del giudizio delle persone, io non ci riesco. Mio marito (l’imprenditore e matematico Robie Uniacke, ndr) è come la Curie, e questo li rende liberi”.
Rosamund, si è laureata in Letteratura summa cum laude, ma come se la cavava in chimica e fisica a scuola?
“Non male, benché preferissi la chimica: la tavola periodica di Mendeleev mi affascinava”.
[…] lei è violoncellista, figlia di una violinista e di un tenore.
“No no! In un certo senso, Solo equivale a “indivisibile”. L’atomo è indivisibile e pure Solo non può essere diviso: hanno a che vedere entrambi con l’indipendenza, la valuto assai importante”.
Nomen omen: c’è chi sostiene che il destino sia scritto nel nome che ci viene assegnato.
“Io allora sono la Rosa del Mondo, stando all’etimologia latina Rosa Mundi! (ride) E quindi la mia caratteristica sarà la resilienza: la qualità suprema delle rose è di morire ogni anno e rifiorire il successivo…”.
Rosamund Pike: “Recitare? Lo amavo sin da bambina”
Quando ha capito che recitare fosse la sua strada?
“Da piccolissima, avevo forse quattro anni. Non ero spinta dal desiderio di essere celebre, non sapevo neppure cosa fosse la fama. Mi interessava “diventare” altre persone, e raccontare storie, e far ridere, e far piangere… Quando salivo su un palco per le recite scolastiche avevo questa sensazione: “Sono a casa, sono libera!””.
[…] È una coincidenza che le affidino spesso personaggi realmente esistiti?
“Io non li cerco, mi arrivano. Quando la regista Amma Asante mi ha chiamato per A United Kingdom – L’amore che ha cambiato la storia, mi ha spiegato che era rimasta colpita vedendomi correre in una scena di A Private War (aveva il ruolo della reporter di guerra Marie Colvin, morta in Siria nel 2012, ndr). Quel ruolo ha piantato il seme, ha lasciato intravedere quanto potessi essere tosta”.
Forse le coincidenze non esistono…
…o, probabilmente, hanno un significato. “Avete presente quando vi viene in mente qualcuno e quel qualcuno dopo poco vi telefona? Siamo più potenti di quel che riteniamo. Ho appena girato The Wheel of Time (tratto dal fantasy La ruota del tempo, ndr), dove sono Moiraine Damodred, una sorta di maga che sa canalizzare le energie. È stata di lezione per sbloccare qualcosa in me”.
Ci sorprende con questo suo lato un po’ irrazionale. Ma, del resto, persino Madame Curie si fidava più dell’istinto che della ragione…
“Sono più eccentrica di quanto appaia! (ride) Tutte dobbiamo abbracciare la donna selvaggia che è in noi. Vivere in un fisico femminile è qualcosa di grandioso, e non per l’aspetto: siamo pazzesche, abbiamo la capacità di generare! È questo che mi eccita”.
Sempre avuta questa visione?
“No. Crescendo si cambia, il corpo acquista potenzialità diverse e ci insegna… Dobbiamo sintonizzarci. Io ho modificato la maniera di rapportarmi, ho acquisito maggiore connessione e – anche nel lavoro – tento di essere più “fisica” possibile”.
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