Silvia Romano era disperata e la fede è stata fondamentale in quel momento, la giovane volontaria parla per la prima volta della sua conversione
Silvia Romano: “Disperata mi ha aiutato la fede. Dopo aver accettato l’Islam ho capito una cosa importante”. La volontaria milanese rapita in Kenya e liberata lo scorso maggio dopo un anno e mezzo di prigionia, racconta per la prima volta i mesi della prigionia e la sua conversione all’Islam. Lo fa in una intervista rilasciata al giornale online La Luce.
«Ero disperata perché, nonostante alcune distrazioni come studiare l’arabo, vivevo nella paura dell’incertezza del mio destino. Ma più il tempo passava e più sentivo nel cuore che solo Lui poteva aiutarmi e mi stava mostrando come. La fede ha diversi gradi e la mia si è sviluppata con il tempo. Sicuramente dopo aver accettato la fede islamica guardavo al mio destino con serenità nell’anima».
E ancora: «Quando vado in giro sento gli occhi della gente addosso, non so se mi riconoscono o se mi guardano semplicemente per il velo. Ma non mi dà particolarmente fastidio. Sento la mia anima libera e protetta da Dio. Per me il mio velo è un simbolo di libertà».
La giovane continua a descrivere la sua conversione. «In metro o in autobus credo colpisca il fatto che sono italiana e vestita così. Sento dentro che Dio mi chiede di indossare il velo per elevare la mia dignità e il mio onore, perché coprendo il mio corpo so che una persona potrà vedere la mia anima».
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