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Spettacolo

Carlo Verdone: “Virologi immagine fastidiosa, bisogna stare attenti alle case farmaceutiche”

Carlo Verdone sui virologi e non solo, l’intervista a ‘Il Corriere della Sera’

Carlo Verdone: “Virologi immagine fastidiosa, bisogna stare attenti alle case farmaceutiche”. L’attore e regista romano parla della ripartenza in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’ . Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Carlo Verdone, a Roma hanno riaperto tre multisala: per il cinema che ripartenza è?
«È una ripartenza in punta di piedi, un piccolo segnale per rassicurare la gente che la sala c’è e ci sarà sempre. A Roma siamo relativamente sicuri, ma non possiamo essere sicuri sulla ripresa a pieno regime, ci sono ancora casi di Coronavirus e numeri, quando cominceranno a scomparire la gente sarà più tranquilla. Siamo nelle mani dei numeri».

Che sensazione le danno i virologi in contrasto fra loro?
«Molto fastidiosa. Ci sono troppi programmi televisivi sul virus e ognuno vuole il suo esperto di epidemie, e le loro idee variano: la mascherina serve oppure non serve a niente, e via dicendo. Le case farmaceutiche hanno i loro interessi e bisogna stare attenti. Ora sembra che ci sia un cortisonico da 6 euro che abbassa la mortalità del 40 percento, prima o poi qualcuno magari smentirà tutto; la clorochina sembrava la bacchetta magica, ora non lo è più».

Carlo Verdone: “Virologi in disaccordo immagine fastidiosa”

Gli scienziati sono vanitosi come gli attori?
«Andare in tv piace a tutti, diventi autorevole, la gente ti riconosce, ti prendono come consulente. Ma quando parlano in cento tutti assieme la verità sparisce. Chi ha avuto buon senso è il cittadino comune».

[…] C’è voglia di ritrovarsi o basta un colpo di tosse per il fuggi fuggi?
«Sotto sotto c’è voglia di ritrovarsi, io ho voglia di condivisione, mi ero stufato di vedere gli amici attraverso Skype, l’isolamento era ancora più duro, mi sembrava di stare in prigione. Sono venuto in campagna per il weekend e…».

E?
«Le strade sono ancora vuote, la gente ha metabolizzato in ritardo quello che è successo, c’è molta paura e depressione, un senso di infelicità che ha contagiato tutti, io mi sono ritrovato a rincuorare colleghi famosi per sdrammatizzare le situazioni».

[…] Com’era Roma nella Fase 1?
«Non la volevo vedere, detesto la Bella Roma vuota, deserta. Tutti segregati in casa: e dove la trovi la bellezza? Erano immagini malate. Roma è bella anche con la folla che cammina».

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