Statue e strade del Risorgimento al Sud, Neoborbonici sulla scia delle manifestazioni anti razzismo
Statue e strade del Risorgimento al Sud, Neoborbonici: “Facciamo anche noi i conti con la storia”. Durante le proteste negli Stati Uniti in questi giorni abbiamo visto la rabbia dei cittadini scagliarsi contro le statue dei personaggi più importanti della Storia statunitense, come Cristoforo Colombo, accusato di aver dato il via al genocidio dei nativi americani.
In Inghilterra, in particolare a Londra, la statua di Winston Churchill a Parliament Square, di fronte a Westminster, è stata imballata per proteggerla dai manifestanti. Questo perché il premier dei tempi di guerra, considerato un eroe in patria per il successo contro i nazisti, fu anche oggetto di critiche per certe sue posizioni considerate razziste.
E ora la protesta, sulla stessa scia, arriva anche in Italia. A finire nel mirino sono le Statue di coloro che sono considerati eroi della storia, come Garibaldi, Cavour o Cialdini, ma che in realtà sono oggetto di numerosi dubbi per ciò che concerne il loro operato durante la guerra per l’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno D’Italia governato dai Savoia.
A sollevare la protesta, dai toni assolutamente pacifici, è il Movimento Neoborbonico che poco fa ci ha inviato un comunicato stampa in cui annuncia di aver inviato “al sindaco di Napoli e ai sindaci delle principali città meridionali la richiesta di modificare i nomi delle strade intitolate a diversi e controversi personaggi legati alla storia dell’unità d’Italia”. Di seguito il comunicato.
Statue e strade del Risorgimento al Sud, il comunicato dei Neoborbonici
“Di fronte alla recente furia iconoclasta nel mondo, i neoborbonici condannano qualsiasi atto violento o dannoso contro le statue e i monumenti dovunque essi siano ma, alla luce di studi sempre più documentati e diffusi, è forse necessario ripensare a molti nomi delle strade delle nostre città.
Da Garibaldi&Savoia che, consapevolmente o meno, diedero inizio di fatto alla questione meridionale a Caracciolo, che tradì il giuramento fatto alla sua patria napoletana contribuendo nel 1799 al massacro di migliaia di meridionali, da Cialdini, artefice di massacri simili dopo il 1860, allo stesso Giuseppe Pica che firmò la legge che consentiva massacri e deportazioni fino magari a Nicola Amore, artefice del massacro degli operai di Pietrarsa.
Il nome di una strada o di una piazza è importante e, pur senza cancellare la storia, è opportuno tenere conto dei nuovi studi concedendo magari più spazio alle tante eccellenze del nostro territorio e meno spazio a chi non ha difeso o rappresentato adeguatamente lo stesso territorio o a chi non ha alcun legame con la nostra cultura, come di recente è avvenuto a Napoli con strade dedicate a politici e cantanti”.
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