Crisi coronavirus, Gerry Scotti parla dell’esperienza vissuta a ‘Il Corriere della Sera’
Crisi coronavirus, Gerry Scotti: “Dopo l’Estate Tv in caduta, voglio fare un appello”. Il conduttore racconta come ha trascorso questi mesi di emergenza senza nascondere una preoccupazione per il futuro in un’intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’. Ce ne proponiamo alcuni stralci.
“Sono riuscito a registrare anche Chi vuol essere milionario in Polonia, rientrando due giorni prima della chiusura… chissà come sarebbe stato fare la quarantena lì. Quando la Lombardia ha chiuso, io per un momento, mi sono detto: cosa faccio. Allora mi sono consigliato con la mia famiglia. Ci eravamo resi conto, di colpo, che il pericolo era vero e ancora sconosciuto. Così ho parlato con la mia compagna, con suo figlio che vive con noi, con mio figlio. Il mio editore è stato molto carino. Piersilvio mi ha detto: ‘Se non te la senti, non farlo: il contratto è una cosa, il nostro rapporto un’altra‘. Ho sentito anche Michelle (Hunziker, ndr.), che ha delle bimbe piccole. Quindi ho deciso”.
E così lui e Michelle sono tornati dietro il bancone di Striscia la Notizia: “Guanti, mascherine e misurazione della febbre sono diventati automatismi. È meno facile vedere gli autori a cinque metri uno dall’altro, sarte e tecnici sparpagliati sugli spalti dello studio vuoti… perfino Antonio (Ricci, ndr.) ha rinunciato a stare in regia e si è messo lì, per farci sentire non abbandonati. I capannoni Mediaset di solito pieni di gente e ora sigillati fanno impressione”.
Crisi coronavirus, Gerry Scotti: “Dietro ogni volto noto ci lavorano 100 persone”
Neanche lui però è stato immune dalla paura: “D’improvviso avere 60 anni significava, come ha detto anche Fiorello, essere più a rischio. Antonio però mi ripeteva: ‘Non ti preoccupare, siamo più cattivi del virus’”.
Per Gerry Scotti il peggio deve ancora venire: “In tv la caduta ci sarà subito dopo l’estate. Le risorse dei vari magazzini stanno finendo. La musica si è data da fare per prima, perché ha preso il colpo più forte. Ma anche noi addetti ai lavori della tv dovremmo organizzarci: dietro ogni volto famoso girano un centinaio di persone. Gente che ora è a casa da mesi. Se penso di fare qualcosa? Ho degli amici in tv, Carlo Conti, Amadeus, Fiorello, Maria De Filippi. Ci scambiamo spesso pareri ma non abbiamo mai pensato di trovarci e fare qualcosa. La tv deve ripartire da noi. Quindi lancio l’appello: troviamoci prima dell’estate e pensiamo a qualcosa. Anche il mondo della radio si sta organizzando, unendo gli editori. La tv, spesso data per morta, è vivissima: tocca a noi aiutarla“.
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