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Spettacolo

Linus: “Nel libro ho voluto dire di non invidiarmi se sembro fortunato. Sono come voi”

Linus parla del suo libro “Fino a quando” in una intervista a leggo.it

Linus: “Nel libro ho voluto dire di non invidiarmi se sembro fortunato. Sono come voi”. Il noto conduttore radiofonico parla del suo libro “Fino a quando”, dove immagina e racconta il giorno in cui dirà addio alle scene. Di seguito l’intervista rilasciata ai microfoni di leggo.it, di cui vi proponiamo alcuni passaggi.

Ha cercato d’immaginare come sarà il giorno in cui realmente dirà basta?
«E’ una cosa che non vedo lontana, forse 3 o 5 anni, devo iniziare a prepararmi mentalmente. Mi divertiva l’idea di giocarci un po’ come fanno i bambini che giocano al funerale e dicono chi verrà a salutarmi? E’ anche un modo per attirare affetto ed attenzione, in modo infantile».

Ma perché questa frase è stata la sua ossessione?
«Perché il mestiere dell’artista è precario. A noi che facevamo radio alla fine dei ’70, ci sembrava una cosa piovuta dal cielo, e ci chiedevamo fino a quando avremmo avuto questa fortuna. E poi c’è il discorso della credibilità: nella mia testa la radio aveva una valenza giovanile, mi dicevo non è che uno con i capelli bianchi, può mettere i dischi. Invece eccomi qui».

Linus: “Nel libro non sembro felice? C’è un motivo”

Per chi fa il suo lavoro deve esserci per forza un addio?
«Non è obbligatorio smettere, m’ispiro al mondo dello sport, l’altra mia grande passione, e lì c’è questo momento formale e definitivo, forse mi sono fatto influenzare».

Nel libro si percepisce una sensazione di felicità non piena, come se ci fosse altro da raggiungere.
«Nessuno potrà mai essere del tutto felice. Guardi la truffa di Instagram, di cui siamo vittime; vediamo la vita degli altri e ci sembra più bella della nostra. Io per radio racconto i fatti miei, per far in modo che la gente possa identificarsi, ma è il me stesso allegro e positivo. Anch’io ho avuto momenti difficili, nessuno è intoccabile, ma nel libro ho voluto dire “non invidiatemi se vi sembro fortunato, perché sono come voi”. E poi essere felice sarebbe noioso come quelli che vivono al sole in California (ride ndr)».

Ha scalato i vertici della radio, eppure nel libro descrive quel senso di colpa del successo, come eredità di chi si è fatto dal nulla.
«Ho pudore di quello che ho, mi torna sempre in mente da dove sono partito e a volte se mi sembra di ostentare la fortuna, non voglio mancare di rispetto agli altri. E’ un ragionamento anche stupido, perché invece potrebbe essere anche uno stimolo, ma preferisco lasciare quella bella macchina in garage e prendere la solita».

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