Isabelle Huppert madre del cinema francese? La risposta in una intervista a ‘Io Donna’
Isabelle Huppert: “Io madre del cinema francese? Preferirei un altro ruolo…”. La nota attrice transalpina si racconta in una intervista rilasciata ai microfoni di ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Il personaggio ha ereditato l’amoralità dai genitori. Cosa le hanno trasmesso i suoi?
“La curiosità, indubbiamente. Il desiderio di fare sempre cose diverse. Questo mi viene da loro e dall’ambiente in cui sono cresciuta”.
Sostiene che non si possa trasformare un ruolo, ma che sia il ruolo a trasformare l’attore…
“Organico e autonomo com’è, il film ti definisce, ti nutre, ti “fabbrica”. Credo in questa forza che ti fa agire più di quanto non sapresti fare da solo. Pensiamo sempre che recitare sia aggiungere: al contrario è sottrarre, affidarsi a una forza che ci spinge. Soprattutto quando, come in questo caso, si interpreta un personaggio che si dispiega scena dopo scena”.
[…] Il regista Ira Sachs, con il quale ha girato Frankie, assicura: «Isabelle recita benissimo pur senza recitare».
““Benissimo” non sta a me dirlo, ma “senza recitare” è il miglior complimento che mi si possa rivolgere. Naturalmente la cosa non è priva di rischi. A volte il pubblico ha bisogno di indizi più evidenti! Nell’opera di Ira Sachs, l’essenza stessa della sua regia invita a restituire il senso della realtà, ci si dimentica dei personaggi. Non c’è altra verità se non quella soggettiva, la verità che ci fa dire chi siamo”.
Si è divertita nella serie Chiami il mio agente, dove ha impersonato una Isabelle Huppert travolta da un’intervista e due riprese nella stessa serata?
“Sì, moltissimo! Amo lavorare con Marc Fitoussi, regista dell’episodio, con il quale ho girato Copacabana e La ritournelle. Certo, si tratta di una mia rappresentazione decisamente forzata. Detto questo, l’attrice che chiede al regista americano di aggiungere delle scene extra quando il tempo è a dir poco contato… mi assomiglia abbastanza”.
Si rivolge sempre ai registi con cui vorrebbe lavorare?
“Non è così che funziona. Nella vita di un’attrice le strade si incrociano. Il destino e gli spostamenti ti vengono in aiuto. Come le compagnie aeree. O le ferrovie, quando funzionano!”.
Che impressione fa rifiutare un film e poi vederlo uscire?
“Domanda molto complicata! Devi dirti, come faceva Hitchcock, che in fondo si tratta soltanto di un film. Rispetto all’eternità, non è particolarmente grave; in una prospettiva più breve, diciamo che dipende dal film…”
Si definisce “inconsapevolmente femminista”.
“Sì, un po’ come la protagonista del film, che è anarchica senza saperlo. Da quando ho incominciato a recitare, ho fatto film in cui i personaggi esistono in modo autonomo, indipendentemente dallo sguardo maschile. Questo è ciò che ho sempre desiderato fin dall’inizio”.
Ha recentemente affermato che le donne devono essere tutelate meglio dal punto di vista economico…
“È un proposito tutt’altro che rivoluzionario, ma continua a essere comunque valido. Parità di retribuzione significa riconoscere a ogni donna un senso di legittimità. Ma pare che non sarà possibile raggiungerlo prima del 2220! Non è molto incoraggiante!”.
Ha mai pensato di girare meno film?
“Una cosa è quello che penso e un’altra è quello che succede, la vita funziona così. Ma ho l’immenso privilegio di fare qualcosa che mi piace, con le persone che mi piacciono. Perché dovrei rinunciarci?”.
Se le dicessero che è la “madre” del cinema francese…
“Dovremmo accordarci sulla definizione del termine: divertente da dire, ma non così facile da capire. La madre del cinema francese? Preferirei essere la figlia…”.
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