Coronavirus e infarto, l’allarme degli esperti su mortalità triplicata
Coronavirus e infarto, mortalità triplicata in pandemia. Gli esperti: “Rischio più morti che per il Covid”. Dal 4.1% al 13.7% è l’inquietante picco di percentuale registrato durante la pandemia per quanto riguarda i decessi per arresto cardiaco. I motivi sono legati ai meno ricoveri ed ai ritardi nelle cure.
Lo rileva uno studio nazionale portato avanti dalla Società Italiana di Cardiologia in 54 ospedali dal 21 febbraio al 19 marzo. La riduzione dei ricoveri è stata del 60% mentre i tempi sono aumentati del 39% a causa della paura del contagio. La situazione rischia di bruciare 20 anni di prevenzione.
A lanciare l’allarme è la Società Italiana di Cardiologia (SIC), attraverso il suo presidente, Ciro Indolfi, Ordinario di Cardiologia Università Magna Graecia di Catanzaro. Il monito arriva a seguito di uno studio nazionale condotto in 54 ospedali che ha rilevato un forte aumento delle morti per infarto.
«Se questa tendenza dovesse persistere e a rete cardiologica non sarà ripristinata, ora che è passata questa prima fase di emergenza, avremo più morti per infarto che di Covid-19. L’organizzazione degli Ospedali e del 118 in questa fase è stata dedicata quasi esclusivamente al Covid-19 e molti reparti cardiologici sono stati utilizzati per i malati infettivi.
Quindi, per timore del contagio i pazienti ritardano l’accesso e arrivano in condizioni sempre più gravi, con complicazioni, che rendono molto meno efficaci le cure salvavita come l’angioplastica primaria».
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