Coronavirus, Andrea Delogu parla dell’emergenza sanitaria
Coronavirus, Andrea Delogu: “Ricchi bravi a ‘dire state a casa’ da mega-ville. Ora è chiaro un aspetto”. La conduttrice parla dell’emergenza sanitaria che sta attanagliando l’Italia in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Messaggero’.
Cosa vi dicono le persone che chiamano su Radio2?
«All’ inizio c’ era molto spavento, molti ci telefonavano dalle zone più colpite dal virus. Ora la sensazione è di stallo, tutti sperano di ripartire ma si avverte anche la disperazione da parte di chi non potrà riaprire l’ azienda o perderà il lavoro. Ci chiamano anche degli italiani che non riescono a tornare da Paesi lontani come il Sudafrica e l’ India, noi li mettiamo in contatto con chi può aiutarli».
Andate in onda da casa o dallo studio?
«Abbiamo scelto di trasmettere dagli storici studi di via Asiago perché era l’ unico modo di ricevere le chiamate degli ascoltatori. Ma lavoriamo in condizioni più che sicure rispettando la distanza sociale controllati dai termoscanner, protetti da guanti, mascherine e le continue sanificazioni degli ambienti».
Che effetti sta producendo su di lei questa esperienza?
«Mi fa capire che siamo tutti sulla stessa barca. All’ inizio sembrava che l’ emergenza fosse meno gravosa per i ricchi e famosi, bravissimi nell’ esortare gli altri a rimanere a casa parlando dalle loro mega-ville. Ora è chiaro che la paura e la solitudine accomuna tutti, senza distinzioni di età o di reddito».
Lei come vive la quarantena, quando non è al lavoro?
«Sto in casa con mio marito, cerco di guardare avanti ma in sottofondo avverto la paura del cambiamento che ci aspetta. Mi manca tanto la mia famiglia, dislocata tra Lombardia ed Emilia-Romagna. È triste non poter accogliere il mio fratellino nei week end, come facevamo prima».
Pensa anche lei che, a emergenza finita, saremo migliori?
«Continuiamo a ripeterci questo mantra per esorcizzare la paura. Forse daremo valore e molte cose che prima ci sembravano scontate ma temo che l’ individualismo sarà ancora più esasperato. Mi auguro semmai che domani siano pagati di più tutti i lavoratori che hanno eroicamente mandato avanti il Paese, dal personale sanitario agli operatori ecologici».
Cambierà l’ intrattenimento, secondo lei?
«È già cambiato perché la tecnologia ha smesso di essere un tabù: ora gli ospiti tv intervengono attraverso Skype, cosa fino a ieri impensabile. Musica che unisce, il programma che abbiamo realizzato collegando da casa dei cantanti famosi, è stato un successo copiato anche negli Usa. Di certo le emozioni di questo tempo troveranno spazio nei contenuti dello spettacolo, specialmente nel cinema».
Cosa le dà fiducia nel futuro?
«Le idee che continuano a circolare: progetti di film, programmi tv, proposte. Vuol dire che il cuore batte. Ci saranno dei cambiamenti ma non siamo alla fine del mondo».
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