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Alessandro Borghese: “Come sarà 4 Ristoranti dopo il coronavirus. Ho 64 dipendenti in cassa integrazione”

Alessandro Borghese spiega come sarà la sua trasmissione

Alessandro Borghese: “Come sarà 4 Ristoranti dopo il coronavirus. Ho 64 dipendenti in cassa integrazione”. Lo chef si racconta in una intervista rilasciata ai microfoni della rivista Vanity Fair. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Alessandro Borghese l’emergenza da Covid-19 la vive con lo spirito del capitano che dà manforte alla ciurma in attesa di riprendere il largo il prima possibile.
«Chi guida la nave non può farsi vedere scoraggiato, altrimenti l’equipaggio si mette paura».

Nel pieno del lockdown, Alessandro è bloccato nella sua casa di Milano insieme alla moglie Wilma, alle figlie Arizona e Alexandra e alla suocera, ma non perde di vista i molti progetti che lo vedono coinvolto e che continua a gestire da remoto.
«Abbiamo 64 dipendenti in cassa integrazione nei ristoranti e nei laboratori: tutto il mio mondo dell’alta cucina è fermo. Senza contare i matrimoni»

Carica di positività nonostante l’incertezza per il futuro. 
«Cerchiamo di ragionare sul dopo, su come far muovere di nuovo la ristorazione. Naturalmente aspettiamo le leggi e i decreti, che sarebbero un grande aiuto per capire dove indirizzare la bussola della nave» […]

Meglio giudicare o essere giudicato?
«Mi diverte mettermi alla prova. Anche chi fa questo mestiere da 20 anni può incappare nell’errore, pure se controlla tutto regolarmente come faccio io. Pensi che sono talmente autoironico da aver messo nel mio ristorante dei taccuini in modo che la gente possa darmi i voti».

E come sono? Alti o bassi?
«In genere alti, anche se può capitare che qualcuno mi dia un 6 o un 7 perché quella sera magari è andato storto qualcosa. A noi serve come ricerca di settore: abbiamo un Excel con più di 200mila clienti schedati che hanno valutato il nostro ristorante».

Le critiche l’hanno sempre aiutata a migliorare?
«Specialmente quando ero più giovane e ho fatto esperienze in giro per il mondo. Ho incontrato tante persone che mi hanno criticato e che, anche con un po’ di severità, mi hanno fatto capire dove sbagliavo. Era un mondo lontano: oggi credo che la meritocrazia sia molto più difficile da raggiungere, ma io avevo puntato su un obiettivo ed era normale che finissi sotto la lente di ingrandimento. Se la critica era costruttiva, allora ho imparato la lezione».

Intanto torna a 4 Ristoranti, 10 nuove puntate in un’Italia pre-Covid.
«Sono contento perché a questo giro sono riuscito finalmente ad andare in posti in cui non ero mai stato: ad Arezzo, per esempio. Poi mi sono concentrato sul tematico, sulle nuove mode, sugli home-restaurant a Roma, ma anche sulla cucina medievale. Mi diverto sempre a trovare soluzioni nuove».

A Venezia, location della prima puntata, lei ha poi organizzato una cena di beneficenza, Chef for Venice, per i ristoratori provati dall’emergenza dell’acqua alta.
«Era una super-cena con un po’ di colleghi, tra cui Sadler, per poter aiutare i ristoratori più colpiti: abbiamo raccolto 119mila euro».

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