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Licia Nunez: “Barbara? Tutto nato su una panchina nel 2017. Io lasciata durante l’aborto…”

Licia Nunez sulla sua Barbara e non solo. L’intervista a Vanity Fair

Licia Nunez: “Barbara? Tutto nato su una panchina nel 2017. Io lasciata durante l’aborto…”. L’ex concorrente del grande fratello si racconta in una intervista rilasciata ai microfoni della rivista Vanity Fair. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Come sta?
«Mentre tornavo a casa, appena uscita dalla casa, ho attraversato Roma in macchina. È stato surreale. Ho abbassato il finestrino e non ho sentito alcun rumore: solo un silenzio anomalo. Oggi la quotidianità è insolita, sono passata da una reclusione a un’altra. Appena ho rivisto Barbara l’ho stretta a me per un tempo indefinito. Anche lei indossava una mascherina, ed è stato l’abbraccio più lungo in trentatré mesi di relazione. A noi piace contare i mesi».

Come vi siete conosciute?
«Grazie ai nostri chihuahua. Ci siamo incontrate al momento giusto, noi siamo quelle due donne che non si sono scelte ma è la chimica che ha scelto noi. Un giorno mi ha scritto un messaggio, spiegando che il suo cane cercava una fidanzata, anche in amicizia. Ci siamo scritte, scherzando su un caffè da prendere prima o poi. È successo mesi dopo esserci incontrate in un parco vicino casa. Ci siamo sedute su una panchina, dove oggi ci sono ancora le nostre iniziali. Non avrei mai pensato che quelle “L” e “B” sarebbero diventate una realtà. Io mi stavo ancora leccando le ferite di una precedente storia e anche lei. Tutto è iniziato il 6 luglio del 2017. È stata la prima persona a dirmi che era disposta a nuotare nel mio dolore. Da allora ci siamo sempre state, l’uno per l’altra. Siamo state lontano, così a lungo, solo per il Grande Fratello».

Licia Nunez: “Con Barbara dal 2017. Gf? Sapevamo che sarebbe stata un po’ la prova del nove”

Non ha pensato che il reality potesse essere un rischio per il vostro rapporto?
«Sapevamo che sarebbe stata un po’ la prova del nove. Prima di accettare le ho detto: “Barbara, posso farcela solo con la certezza che tu sei con me”. Perché sapevo che davanti alle telecamere avrei dovuto mettere a nudo anche il mio privato. Io ho parlato pubblicamente del mio orientamento diversi anni fa, Barbara invece no. Non è un personaggio pubblico ed è sempre stata molto discreta soprattutto sul lavoro».

Quanto pesano oggi i pregiudizi?
«Ci vuole ancora un grande coraggio a mettersi a nudo in una società come la nostra. Non c’è ancora la piena libertà. Ho tantissimi amici che hanno paura, che preferiscono non esternare la loro omosessualità. Per questo sento una grande responsabilità nei loro confronti. Io oggi sono orgogliosa della persona che sono e di chi amo, anche se molta gente mi etichetta ancora in maniera dispregiativa».

Il suo coming out è datato 2012.
«Avevo 30 anni e avevo passato troppo tempo a nascondere la mia realtà, quasi mi sentivo soffocare. In quel momento ero molto esposta, stavo girando la seconda stagione de Le tre rose di Eva ed ero innamorata di una donna. Ho sentito l’esigenza personale di volermi dichiarare ed è stata una grandissima liberazione».

Licia Nunez: “Con Barbara dal 2017. Aborto? Sono sprofondata dopo quel dolore”

In confessionale ha parlato anche di un altro dolore del suo passato.
«Sì, un aborto. Ho voluto raccontare quel trauma del 2003, perché riuscire a parlarne oggi rappresenta molto per me. All’epoca avevo 25 anni, stavo con un uomo più grande di me ed ero all’inizio della mia carriera. Quando ho scoperto di essere incinta mi sono spaventata e ho commesso il grande errore di non parlarne con nessuno, né con l’uomo con cui stavo, né con la mia migliore amica, tantomeno con mia madre. Volevo capire da sola, cosa fosse giusto per me e dopo circa 4/5 settimane quell’idea di aspettare un bambino è diventata dentro di me una convinzione. Mettevo la mano sul pancino e mi chiedevo come sarebbe stato, che volto avrebbe avuto mio figlio. Lo desideravo con tutta me stessa, ma un pomeriggio ho avuto una forte emorragia. Il ginecologo mi disse di andare subito da lui in clinica. Ho preso un taxi e contemporaneamente ho chiamato l’uomo con cui stavo. Quando gli ho raccontato tutto lui mi ha detto solo: “Ho bisogno di pensare”. Non l’ho mai più sentito. Sono arrivata in ospedale in extremis per salvare me. Da allora ho questa lunga cicatrice che non ho mai voluto coprire. Perché io sono anche quella, sono quel dolore. Dopo sono sprofondata».

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