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Spettacolo

Piero Pelù: “Ho un punto debole ma non mi frega un c***. Io matto? De sento che è giusto provocare lo faccio e…”

Piero Pelù, il punto debole e non solo, il cantante toscano si racconta in una lunga intervista rilasciata ai microfoni di rollingstone.it

Piero Pelù: “Ho un punto debole ma non mi frega un c***. Io matto? De sento che è giusto provocare lo faccio e…”. Il cantante toscano si racconta in una lunga intervista rilasciata ai microfoni di rollingstone.it. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Finalmente ti hanno messo agli arresti domiciliari.
“Come tutti! È surreale, si perde un po’ la cognizione del tempo. Mi sono messo a fare #casadolcecasa perché in questo periodo bisogna inventarsi qualcosa per rimanere in tirella, se no si implode”.

Ma dicono che in questo periodo possiamo approfittare per scoprire molte cose di noi e degli altri. Lo stai sfruttando?
“Eh, ci si prova… Cerco di osservare come siamo noi italiani, come sono io; diventa naturale specchiarsi gli uni negli altri e poi guardarsi dentro. E a costo di ribadire il titolo dell’album, mi scopro una volta di più pugile fragile. Ho una gran voglia di tornare a sentirmi un gigante, ma non so cosa avrei fatto se io e mia moglie fossimo rimasti separati quando è scattata la quarantena – e sarebbe potuto succedere, se non le fosse saltata una replica dell’Elisir d’amore di Donizetti”.

[…] A lei è saltato Donizetti, ma a te è saltata la promozione dell’album. Avrai rivolto molti pensieri a nostro signore.
“Guarda, avevo iniziato il tour promozionale nelle librerie, ma sono riuscito a fare solo la data inaugurale a Firenze, e complice anche il bel Sanremo che ho fatto c’era la coda in strada in piazza Duomo – uno spiscinìo di gente, come si dice dalle mie parti. Ma confesso che già quel 24 febbraio ero preoccupato da questa cosa del virus, a me secca passare per quello che rompe le palle agli altri, ma forse è più chiaro, adesso, che è il caso di occuparsi dei problemi del nostro ecosistema? Così, sempre passando per quello che rompe le palle, ancora prima che arrivassero le prescrizioni restrittive già quel giorno ho chiesto a tutti di stare a un metro nel momento della foto, niente abbracci né baci. E pure a Sanremo ero già attento a limitare i contatti. E mi è costato perché io sono molto carnale, credo si sappia che mi butto a braccia aperte sul pubblico in concerto”.

Piero Pelù: “Io contro Papa Wojtyla? Vi spiego…”

È un bel cimento per te, stare senza pubblico. Non hai paura di sparire?
“Ah ah ah, no, questo no, ma mi trovo di fronte a me stesso. Non si scappa”.

Cosa ti dà il pubblico?
“Siccome spesso faccio parte del pubblico anch’io, la mia teoria è che il pubblico è una specie di esaltatore delle cose migliori che tu sei. È un esaltatore di gusto come il sale quando si cucina. O forse l’olio, toh”.

Il pubblico di Sanremo sembrava entusiasta di te, cosa che sembrava impensabile tanti anni fa. Hai pensato di vincere, a un certo punto?
“No, né prima né durante. Di vincere non mi fregava nulla, ho fatto Sanremo per festeggiare i miei 40 anni di musica e il mio ventesimo album in modo clamoroso e decisamente diverso, dopo tanti anni che dicevo di no”.

Durante Sanremo ho visto il tweet di una ragazza che è andata a vedere la tua bio su Wikipedia e ha trovato la frase che dicesti al concertone del 1993: “Papa, te non sai una sega”. Ha avuto 900 like e commenti del tipo “Ma veramente? Idolo!”. Per chi ti segue da anni è una cosa quasi archiviata, ma per i più giovani è una scoperta.
“Ah ah ah… Però spero che la frase fosse contestualizzata. Non era una provocazione gratuita, era legata al divieto del papa Wojtyla di usare il preservativo. La gente moriva a migliaia per il virus dell’epoca, l’HIV. E per me il suo divieto era quasi irresponsabile. La cosa scatenò le ire di Celentano che mi scrisse dal Corriere della Sera. Io tra l’altro ero in Marocco e non sapevo del putiferio che avevo sollevato. Scoprii per esempio che in mia assenza Jovanotti e Ligabue avevano preso le mie difese e questo facilitò il nostro avvicinamento”.

Piero Pelù e il punto debole: “Non sono competitivo ma…”

“Oggi abbiamo un papa che raccomanda l’utilizzo dei contraccettivi e il 90% dei consigli che dà questo papa io li condivido e sono legati all’attualità. Malgrado Wojtyla sia considerato un rivoluzionario, la sua lotta era essenzialmente contro il comunismo. Io non difenderò mai il comunismo e quando mi ci sono confrontato è sempre stato traumatico, sia in Russia che a Cuba che in Vietnam – dove ho avuto qualche dissidio con l’Esercito… Lì è meglio che non ci metta più piede”.

[…] Qual è il tuo punto debole?
“Forse quello di non essere competitivo. È un mondo competitivo, ma a me non frega un cazzo, se gli altri vogliono viverla così, affari loro, per me porta solo problemi. Per me più si condivide, meglio si sta”.

[…] C’è qualcosa che dicono di te che ti manda il sangue agli occhi?
“Mi sono sempre disinteressato di quel che si dice di me fin dai tempi della scuola, mi faccio scivolare facilmente le opinioni altrui: da decenni mi danno del pazzo, del provocatore, ma se sento che è giusto provocare lo faccio e vaffanculo, se poi ci sono conseguenze da pagare le pago. Poi gli hater ci saranno sempre per tutti, anche quando fai una cosa che in teoria è inattaccabile”.

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