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Cristiana Capotondi: “Femminicidi? Quegli uomini vogliono eliminare un loro aspetto. Sulle restrizioni per il coronavirus…”

Cristiana Capotondi sui femminicidi e non solo, l’attrice romana parla a cuore aperto in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Giornale’

Cristiana Capotondi: “Femminicidi? Quegli uomini vogliono eliminare un loro aspetto. Sulle restrizioni per il coronavirus…”. L’attrice romana parla a cuore aperto in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Giornale’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Lavorando attorno al tema dei femminicidi ha scoperto qualche aspetto del fenomeno che ignorava?
«Credo che oltre alla propria donna, quegli uomini vogliano uccidere la parte femminile che hanno dentro di sé. Dimostrano cioè l’incapacità di rapportarsi con l’altro da sé, come dovrebbe essere in ogni relazione maschio-femmina. Insomma: non sono stati educati riconoscere nella donna il completamento di sé stessi».

Nella forma del crime Bella da morire propone un tema importante ma doloroso. Non teme che il bisogno di distrazione con cui il pubblico reagisce ai giorni bui che stiamo vivendo, possa remarvi contro?
«Non voglio fare questi ragionamenti. Preferisco pensare che il tema, di alto livello e strettissima attualità, e realizzato al massimo delle nostre capacità, finisca per intrigare gli spettatori. E poi perfino le limitazioni cui siamo sottoposti possono avere un aspetto positivo. Forse questa è l’occasione per ascoltarci di più. Per guardarci di più negli occhi l’uno dell’altro. Per guardare insieme la tv, magari. E poi parlarne».

Lei debuttò appena tredicenne. Vent’anni di carriera, trenta film. Se l’aspettava, ai suoi adolescenziali inizi?
«E chi ci pensava, allora? Era tutto un gioco: divertente da morire ma nient’altro. La mia fortuna è stata crescere come persona mentre maturavo anche come attrice. Ho avuto tanto da tutte le persone che ho incontrato; anche da quelle che non se ne sono accorte. E da tutti i personaggi che ho incrociato; anche quelli che poi non ho interpretato io ma (probabilmente meglio) altre colleghe».

È stata anche assennata. Non ha deviato versi generi più facili, cui la bellezza l’avrebbe potuto spingere.
«Davvero pensa che sia assennata? Io so solo che non ho mai scelto un film con la pretesa di pensare che fosse necessario. Lo era per me, nel momento in cui lo sceglievo. Necessario per crescere. Se poi è stato anche un bel film, beh, allora, ancora una volta s’è trattato soprattutto di fortuna».

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