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Spettacolo

Il dramma di Kasia Smutniak: “Così ho imparato ad accettare la mia malattia”

Il dramma di Kasia Smutniak, l’attrice racconta per la prima volta della sua malattia in una intervista rilasciata ai microfoni di Vanity Fair

Il dramma di Kasia Smutniak: “Così ho imparato ad accettare la mia malattia”. L’attrice racconta per la prima volta della sua malattia in una intervista rilasciata ai microfoni di Vanity Fair in edicola dal 19 febbraio.

«Mi sono ammalata di vitiligine 7 anni fa, all’inizio non l’ho presa per niente bene. Mi creava tantissima insicurezza, mi truccavo le mani anche solo per portare mio figlio all’asilo» dice, spiegando di aver cercato in ogni modo di combatterla.

Poi ha imparato ad accettarla. «Per guarire ho provato di tutto: prima sono andata dai medici e poi sono finita da santoni di ogni genere. Da quello che aveva più vitiligine di me, a quello che, invece di chiedermi come stavo, mi ha messo in mano il dvd di Perfetti Sconosciuti da autografare. Quando mi hanno bruciato delle conchiglie in faccia e poi mi hanno fatto sotterrare del pelo di pecora nel giardino di casa, mi sono detta: adesso basta».

L’attrice, che ha deciso di non nascondere più le macchie bianche che provoca la malattia – «un santone nepalese che non mi ha guarita come tutti gli altri mi ha dato però una bella interpretazione della vitiligine, mi ha detto: sei un serpente, stai cambiando la pelle» – sta portando avanti una battaglia contro il fotoritocco della sua immagine.

«Ho 40 anni, ho fatto molta strada, non sono più una ragazza ed è giusto rivendicare il cambiamento», dice. «Qualche giornale rispetta la mia scelta, altri mi rispondono: allora abbiamo un problema. Mi chiedo se il problema sia mio che sono un mostro oppure loro, che non vogliono pubblicare un po’ di verità».

Il suo quarantesimo compleanno è stato festeggiato lo scorso settembre, il party si è, a sorpresa, trasformato in un matrimonio tra lei e Domenico Procacci, suo compagno da molti anni e padre di Leone, secondo figlio dell’attrice, dopo Sophie, avuta da Pietro Taricone.

«Sposarci ha cambiato qualcosa. Mi piace – e non l’avrei mai detto – la parola “moglie”. È un po’ come dottoressa, professoressa. Quando la sento, e parlano di me, divento contenta, dentro».

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