Clint Eastwood in Italia, la carriera e non solo. L’attore e regista statunitense si racconta in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘La Repubblica’
Clint Eastwood: “Se fossi rimasto in Italia sarei finito da un pezzo. Vi svelo il segreto della mia longevità”. L’attore e regista statunitense si racconta in una intervista rilasciata ai microfoni di ‘Venerdì’, l’inserto de ‘La Repubblica’. Ve ne proponiamo alcuni stralci
Sul suo ultimo film su Richard Jewell, ingiustamente accusato di terrorismo da Fbi e media americani. «Per me era una storia importante da raccontare perché Richard è una persona con cui tutti possiamo identificarci. È un uomo comune che si guadagnava la vita onestamente, studiando per diventare poliziotto e per essere membro produttivo della società. Aveva pregi e certamenti difetti, ma non certo peggiori di quelli della maggior parte di noi. Erano anni che volevo fare questo film, ma per vari motivi non c’ ero finora mai riuscito. Alla fine è stato meglio così: fino a quattro anni fa questo film non avrebbe avuto la stessa rilevanza di oggi. Ciò che sta succedendo nella nostra società lo rende un soggetto molto attuale».
Da attore non figura dal 2018, Eastwood spiega il motivo. «A 89 anni sono arrivato al punto che posso scegliere solo i ruoli che mi piacciono davvero! Come regista posso raccontare le storie che voglio, come attore devo aspettare il ruolo giusto, alla mia età purtroppo non ci sono molte parti interessanti e non ci sono molti sceneggiatori disposti a scrivere copioni per un anziano come me. A spingermi a recitare, forse, è anche la speranza di interpretare il ruolo che mi porterà a prendere l’ Oscar come migliore attore! (Eastwood ne ha vinti già quattro nella categoria regia e miglior film, ndr.). Ogni ruolo è l’ occasione per puntare il dito su un soggetto importante. Quando ero giovane c’ erano molti registi disposti a rischiare, oggi mi reputo fortunato quando posso raccontare come è avvenuto in Gran Torino, una storia vera con dei valori solidi».
Clint Eastwood: “Vi svelo il segreto della mia longevità”
Fare il regista è il lavoro che a 89 anni preferisce. «[…] Forse perché alla mia età la maggior parte della gente si accontenta di giocare a golf. Non fraintendermi, sono un appassionato di golf e gioco ancora bene. Però spesso mi chiedono perché non vado in pensione. Sono una persona curiosa, lo sono sempre stata, mi piace scoprire cose nuove, espandere gli orizzonti».
Il segreto della longevità. «Credo che il segreto sia proprio questo, e lo raccomando a tutti: non fermatevi, non accontentatevi, cercate sempre nuovi stimoli, perché sono quelli che danno la possibilità di rimanere creativi e di continuare a esprimere se stessi. Mi piace dirigere perché così evito di guardare la mia faccia sullo schermo!».
«Italia? Se fossi rimasto li e avessi fatto solo film western non credo avrei avuto la stessa carriera, probabilmente mi avrebbero dimenticato dopo qualche anno. Essere attore è un lavoro in cui devi concentrati sui particolari. Come regista devi invece essere capace di coordinare tutti questi dettagli e creare la tua visione di insieme».
Però ha un ricordo incredibile dell’Italia, «quando ci ripenso mi commuovo. Dopo il mio primo ruolo importante nella serie tv Gli uomini della prateria del 1959, sono partito per l’ Italia a lavorare con Sergio Leone, di cui ho dei bellissimi ricordi e che ringrazierò sempre per aver cambiato il corso della mia carriera con film importanti. Ho lavorato anche con Vittorio De Sica, un regista che mi ha permesso di imparare a guardare le cose da diversi punti di vista, tutte esperienze che mi sono servite quando ho iniziato a dirigere».
Clint Eastwood: “Italia? Mi avrebbero dimenticato subito”
E quando pensa alla sua eredità di filmmaker, l’attore non sembra avere le idee chiare. «Non ho idea! (lo dice in perfetto italiano, ndr.). Non sta a me decidere se qualcuno continuerà ad apprezzare il mio lavoro o se tra 30 anni i miei film saranno ancora rilevanti. Vivo un giorno alla volta, cercando di fare il mio meglio. È sempre più difficile trovare materiale interessante da adattare allo schermo, ma quando trovo qualcosa allora mi impegno al massimo per raccontare una storia che possa lasciare un segno, che abbia un messaggio, anche minimo, anche solo per provocare una discussione. In questo mestiere bisogna avere molta pazienza».
«Il miglior consiglio che abbia mai ricevuto? È stato di Don Siegel, che mi ha diretto in tanti film tra cui l’ Ispettore Callaghan, La notte brava del soldato Jonathan e Fuga da Alcatraz. Era sul set mentre giravo Brivido nella notte, il mio primo film da regista. Mi ha detto di non pensare solo al bene degli attori ma anche al mio. “Divertiti, se tu stai bene, tutti saranno felici”. Aveva ragione, ed è un consiglio che uso ancora ogni giorno».
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