Ottavia Piccolo ripercorre i momenti salienti della sua carriera e chiarisce la voce di un suo flirt con Massimo Ranieri
Ottavia Piccolo ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui ha ripercorso le tappe della sua carriera tra Massimo Ranieri, Celentano, Luchino Visconti. “Mio padre era un maresciallo dei carabinieri di origini pugliesi. Quando sono nata aveva 48 anni. Mamma era nata a Tripoli da genitori marchigiani”.
L’attrice racconta il suo esordio a teatro. “Venni alla luce casualmente a Bolzano, dove passai nove mesi nella pancia e altrettanti fuori, poi ci trasferimmo a Roma, quartiere popolare di San Paolo fuori le Mura nelle case del Comune, 30 metri quadrati. Mamma si appassionò al teatro ascoltandolo alla radio. Mai visto dal vivo. Un giorno legge sul giornale che cercano una bambina per Anna dei miracoli , ispirato alla vera storia della sordo-cieca Helen Keller. ‘Ottavia ci andiamo? Così vediamo com’ è fatto un teatro’. Al Quirino di Roma spalancammo gli occhi come bambine nella fabbrica della cioccolata. Mi presero per il fisico: mingherlina, dimostravo meno dei miei 10 anni, capelli biondi lunghi. Poi si accorsero che avevo un modo buffo di stare sul palcoscenico”.
Tutto è iniziato così, con una prima ufficiale a Milano e poi sette lunghi mesi in tournée e lontana da casa. “Quando mi scritturarono, io e mamma ci guardammo incredule: 6.500 lire al giorno; papà portava a casa 35 mila lire al mese. Però mamma disse. ‘È un gioco, se ti stufi, si torna a casa’. Non avevamo calcolato di dover pagare alberghi e ristoranti. A un certo punto abbiamo dovuto farci mandare un vaglia da Roma”.
Ottavia Piccolo: “Flirt con Massimo Ranieri? La verità”
Tanti gli incontri importanti di Ottavia Piccolo. Su Luchino Visconti racconta. “Visconti era il direttore del Circo Barnum, una macchina infernale, metteva insieme elefanti, serpenti e giocolieri. Aveva cinque vice e due assistenti. Centinaia di persone correvano su e giù, parlando una lingua diversa. Le maestranze creavano dal nulla scenari. Vivevo in una fiaba… Nel ’66 lo incontro di nuovo per una parte nel Giardino dei ciliegi .
Mi avevano dato un testo da imparare a memoria, ma in quel periodo ero cialtrona e fatalista. ‘Allora recitami una poesia’. ‘Non so poesie’, rispondo. ‘Una parte qualunque che sai’. Me la cavo con una battuta e lui mi caccia via a male parole. Arrivo a casa mogia, so di aver esagerato. Squilla il telefono. L’ amministratore del teatro mi dice. ‘Domani venga a firmare, la parte nel Giardino è sua’. Tiranno Visconti? Non più di Strehler, l’uomo che mi ha cresciuta, migliorata, dicendomi cose terribili.
Su Adriano Celentano ricorda. “L’ avevo sempre addosso. ‘Non sai usare la voce. Non si sente’. Non sapevo fare il salto mortale. ‘Sai almeno fare una capriola e suonare il flauto?’. Mi veniva la febbre ogni volta che dovevo andare in teatro. Ho ancora il copione dove Gabriele Lavia (impersonava Edgar) mi scriveva di nascosto messaggi. ‘Sigh! Non gli piaccio’. Eravamo convinti ce l’ avesse con noi perché eravamo due personaggi positivi e lui odiava i buoni. Ma mi plasmò, mi diede la forza di andare avanti nei momenti più difficili della mia vita: mentre lavoravo con lui morì mio padre, poi mia madre, mi lasciai con il fidanzato, mi sposai, rimasi incinta… Mi ha dato la consapevolezza dei miei mezzi”.
E sul flirt con Massimo Ranieri chiarisce. “Falso. Era impossibile. Nell’ Italia degli anni Sessanta, Massimo era un vero divo, con un cordone sanitario che lo proteggeva persino a cena. Come con Adriano Celentano, quando l’ anno prima girai Serafino. Aveva appena inciso Azzurro. Peggio che a Hollywood. Cosa che proprio non amo. I miei modelli non erano Sophia Loren o Gina Lollobrigida, erano Vanessa Redgrave, Julie Christie, Glenda Jackson”.
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