Ferrari, ‘tregua armata’ fra Vettel e Leclerc. A Maranello torna la pace dopo il disastro di Interlagos che aveva creato non poche polemiche
Ferrari, ‘tregua armata’ fra Vettel e Leclerc: “Tutto chiarito, abbiamo preso una decisione insieme”. A Maranello torna la pace dopo il disastro di Interlagos che aveva creato non poche polemiche. Ad annunciarlo è l’edizione de ‘La Gazzetta dello Sport’ in edicola stamane.
“Prima un chiarimento personale al telefono. Poi la chiamata in “conference call” con Maranello per parlare al team principal Mattia Binotto spiegando di avere capito bene la lezione di Interlagos. La pace, o se volete la tregua armata, fra Sebastian Vettel e Charles Leclerc è nata così.
Lo rivela il monegasco: «Seb mi ha chiamato dopo la gara del Brasile, non ricordo se lunedì o martedì, per dirmi il suo punto di vista sull’ incidente che ci ha coinvolto e farsi esporre il mio. Abbiamo chiarito la situazione. Quindi abbiamo deciso insieme di chiamare Mattia. Non c’ è stato bisogno di scuse, ma sappiamo che lo scontro non è stato un bene per la Ferrari e che non dovrà ripetersi in futuro».
Ieri fra i piloti della rossa ci sarebbe dovuto essere un faccia a faccia anche davanti alle telecamere. Ma il lieto evento della nascita di Vettel junior, il primo figlio maschio del campione tedesco (già papà di Matilda ed Emilie), ha fatto slittare in tarda serata l’ arrivo di Seb ad Abu Dhabi evitando un confronto nella conferenza stampa ufficiale della Fia che sarebbe potuto risultare imbarazzante.
Chiamiamole coincidenze fortunate. Così è toccato a Charles parlare, guardandosi bene dal fare la minima polemica, come se due settimane fossero bastate a voltare pagina. «Io e Seb siamo di quei piloti che distinguono fra i rapporti personali e la lotta in pista. Abbiamo riguardato il video dell’ incidente. Lui non avrebbe dovuto venire a sinistra e io avrei dovuto fare di più per evitare il contatto. In futuro dovremo essere meno aggressivi e lasciarci più spazio. Ma c’ è stata anche sfortuna, perché un piccolo contatto ha provocato un grande danno».
Che cosa succederà adesso? Quali conseguenze avrà il doppio ritiro del Brasile sulle regole di ingaggio che i due dovranno tenere qui ad Abu Dhabi e a partire dalla prima gara del 2020? «La situazione non è cambiata. Certi episodi capitano nelle corse. Possiamo ancora gareggiare liberamente, ma dobbiamo trovare un compromesso per essere sicuri che non accadano altri incidenti», spiega Leclerc con una bella dose di ottimismo. Significa che si partirà anche l’ anno prossimo senza gerarchie?
«Questo non lo decido io. E in ogni caso non ne abbiamo ancora parlato». La gestione dei piloti sarà una grande sfida per Binotto. I rapporti fra Seb e Charles si sono rovinati dopo lo sgarbo di Monza, quando il monegasco si tirò indietro al momento di tirare la volata al compagno per il giro decisivo di qualifica, violando i patti e andando a trionfare dalla pole position il giorno seguente. La reazione di Vettel a Interlagos dopo il sorpasso incassato da Leclerc ne è la prova. Il tedesco ha risposto con più durezza di quanto di solito avviene fra piloti della stessa squadra. Mentre in precedenza aveva opposto una debole resistenza agli attacchi di Hamilton e Albon.
Figurarsi che cosa potrebbe succedere l’ anno prossimo, se la Ferrari sarà da Mondiale e i fratelli coltelli si ritroveranno in lotta per il titolo. Come farà Binotto a imporre ordini in gara (o addirittura una gerarchia decisa dall’ inizio) a un Vettel pluricampione pagato 36 milioni di euro e a un Leclerc ormai affermato e forte dell’ appoggio del manager Nicolas Todt? Nel caso di Seb ci sarà il rinnovo del contratto in scadenza come deterrente, almeno fino a metà stagione. Ma chi dice che basterà? «L’ anno prossimo, per la prima volta in carriera, non cambierò squadra restando nello stesso team.
Spero di raccogliere i frutti – conclude Leclerc -. La macchina è cresciuta molto durante la stagione. Nel 2020 vorrei partire per lottare per il titolo.
Intanto sarebbe bello chiudere il primo Mondiale da ferrarista al terzo posto, anche se sarà difficile con 11 punti da recuperare su Verstappen. Senza l’ errore ai box di Montecarlo, il mio botto in qualifica a Baku e quello sotto la pioggia a Hockenheim, avrei potuto vincere più di due gare. Ma è il Brasile che non metterei nel film di questa stagione». Ci crediamo.
Fare i conti con le aspettative è il destino di Mick Schumacher. E forse quel test sulla Ferrari in Bahrain ha contribuito a renderle esagerate fin dall’ alba della sua prima stagione di Formula 2, facendo pensare che il figlio del Campionissimo potesse bruciare le tappe approdando nei gran premi già l’ anno prossimo. Invece non sarà così. L’ apprendistato del tedeschino è destinato a durare anche nel 2020, con la conferma alla Prema, il team italiano di riferimento nella categoria. Accanto a Schumi jr arriverà il russo Robert Shwartzman, vincitore della F.3, altro talento della Driver Academy del Cavallino. Oltre a loro due, la Ferrari è riuscita a piazzare in Formula 2 anche l’ altro pupillo Marcus Armstrong, Callum Illot e Giuliano Alesi (passato alla HWA).
Nel paddock di Abu Dhabi, attorniato dai cronisti, il giovane Schumacher ha cercato di spiegare soprattutto che le sirene della Formula 1 per ora restano lontane. «Ho la Superlicenza per correre, è incorniciata a casa nella mia stanza, ma non c’ è stata davvero un’ opportunità per il salto di categoria da prendere in considerazione – dice Mick -. Restare in Formula 2 è la cosa più intelligente che potessi fare. Sento di avere imparato tanto e di poter mettere a frutto l’ esperienza. Ho vinto in Ungheria, ma ho avuto anche tanti problemi tecnici che mi hanno condizionato e spesso è successo in gara-1, che decide la griglia per quella successiva.
Senza i punti persi, avrei finito il campionato in un’ altra posizione. Lottare per il titolo è l’ obiettivo dell’ anno prossimo».Non ci saranno più i test a distrarlo, visto che i “rookie” potranno girare in Formula 1 solo fra un anno ad Abu Dhabi, quando la stagione 2020 sarà già conclusa. Solo allora sapremo se Schumino avrà ottenuto abbastanza da poter ambire a un posto sull’ Alfa Romeo-Sauber oppure in un altro team.
«Quest’ anno ho potuto guidare le Ferrari del 2002 e del 2004, con cui trionfò mio padre. È stato un sogno. Se in futuro penso di poter affiancare Leclerc sulla rossa? Beh, con Charles ho già avuto modo di lavorare e mi trovo benissimo.
Perché no?». Posto di fronte alla stessa domanda, Leclerc sorride: «Gli auguro il meglio. Suo padre Michael è un idolo per me e c’ è ancora molto della sua eredità nel modo in cui si lavora a Maranello»”.
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