Scardina-Leotta, il pugile a cuore aperto della relazione con la conduttrice Dazn, rivelando qualche retroscena in una intervista ai microfoni di ‘OGGI’
Scardina-Leotta, il pugile a cuore aperto: “Non abbiamo definito quello che c’è tra noi, ci basta un aspetto…”. Il pugile a cuore aperto della relazione con la conduttrice Dazn, rivelando anche qualche retroscena in una intervista rilasciata ai microfoni del collega Andrea Greco per il settimanale ‘OGGI’.
Un’estate nella quale si è parlato del tuo flirt con la più ammirata dagli italiani, Diletta Leotta…
«Posso non rispondere?»
Non c’è questa opzione…
«Cioè noi, non abbiamo mai definito quello che c’è con una parola precisa. Basta ciò che proviamo. Siamo sotto gli occhi di tutti, quindi cerchiamo di essere discreti. Abbiamo tanti impegni, ma cerchiamo di ritagliarci un po’ di spazio. Al momento giusto saremo di sicuro capaci di definire con precisione ciò che ci lega».
Lei qui, tu a Miami: complicato?
«L’amore è forte, vince su tutto il resto. E questo non solo tra un uomo e una donna, ma in generale. È il motore che ci fa fare cose impossibili».
Quando i tuoi amici di Rozzano hanno saputo della storia con la Leotta che cosa hanno detto?
«Guarda, non hanno detto nulla, ma hanno fatto più o meno la stessa faccia che stai facendo tu ora!».
Perché sei così legato alla periferia nella quale sei nato?
«Perché Iì ci sono i miei amici. Sono cresciuto per strada, con mio fratello, sempre insieme. A casa mia madre, sola, ad aspettarci. Ho anche visto tanti finire male e un giorno mi sono chiesto: non c’è niente di meglio per me? È questa la vita che voglio? Così ho raccattato quel poco che avevo, e sono andato a New York».
[…] Chi cresce in riva alla città ha modo di accorgersi presto che a volte tra vita e boxe di analogie ce ne sono tante.
«La prima è che ci si salva da soli. Chi ti vuole bene ti darà una mano, ma lavoro, impegno e amore ce lo devi mettere tu. Nessuno può farlo per te».
La boxe aiuta a controllare la rabbia?
«L’ultima volta che ho fatto a botte davvero, per strada, avevo meno di vent’anni. Ho voluto che non mi accadesse più. La boxe aiuta, ma tanti la praticano e poi fanno i gradassi. Il cambiamento deve avvenire dentro dite. Oggi io so che la mia arma più potente sono le parole e il cervello, non le mani».
[…] Parla sottovoce, sforzandosi sempre di trovare le parole adatte, e poi, alla fine dell’intervista spiega con pudore.
«Voglio essere un buon esempio, voglio essere la prova, per tutti quelli che come me sono cresciuti in strada, che un’altra vita, anche per noi, è possibile».
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