Ziliani: “Calciopoli, 13 anni dopo stessa situazione”. Il durissimo editoriale di Paolo Ziliani per ‘Il Fatto quotidiano’ punta il dito contro gli errori arbitrali
Ziliani: “Calciopoli, 13 anni dopo stessa situazione. I picciotti hanno rimesso in strada il carrozzone. E Ancelotti…”. Il durissimo editoriale di Paolo Ziliani per ‘Il Fatto quotidiano’ punta il dito contro gli errori arbitrali.
“Allora: o ci spiegano come funziona il Var, o ci dicono arbitra il Var, o ci dicono togliamo il Var. Io ero un fautore del Var, ma se questo è l’ utilizzo del Var ci dobbiamo preoccupare. E io sono preoccupato. Mi sento attaccato. Personalmente”. (Carlo Ancelotti, dopopartita di Napoli-Atalanta 2-2, mercoledì scorso). Quando si dice: il trucco c’ è ma non si vede.
E figuriamoci se in Italia, dove il campionato di calcio era diventato la baracconata che solo l’inchiesta di Calciopoli riuscì a smascherare svelando le collusioni tra il mondo arbitrale e la banda dei falsari che si era rintanata, oltre che nel club più titolato d’Italia (la Juventus di Moggi e Giraudo, poi radiati), nientemeno che in Federazione (il vicepresidente Mazzini, anch’egli radiato), cioè la cricca che a lungo truccò scudetti e retrocessioni, figuriamoci, dicevamo, se dopo il bucato fatto nei tribunali sportivi e penali le vedove di Moggi avrebbero accettato di rimanere con le mani in mano.
Al grido di “fatta la legge trovato l’inganno”, con una tacita chiamata alle armi i picciotti hanno rimesso in strada il carrozzone finito nel burrone nel 2006 e sono andati a rioccupare il Palazzo degli orrori, e degli obbrobri, il Palazzo del Calcio dei tre cuori e una capanna, Federazione, arbitri e indovinate voi il terzo convitato. Tutti pappa e ciccia, come ai vecchi tempi.
Tredici anni sono passati dall’ estate della vergogna, quella della Figc commissariata, della Juventus mandata in serie B, del titolo assegnato all’Inter, dell’ arbitro De Santis fermato sulla scaletta dell’aereo destinazione mondiali in Germania e spedito a passare invece l’estate nei tribunali, dismesso dalla Can e condannato per associazione a delinquere.
Tredici anni sono passati e a dispetto delle nuove regole adottate a livello internazionale e dell’ introduzione del Var come strumento di controllo degli arbitri, le cose stanno filando lisce ovunque tranne che nel selvaggio West della serie A italiana dove le nefandezze arbitrali, sempre più sfacciate e impunite, hanno trasformato il nostro torneo in una gigantesca cloaca a cielo aperto. Noi siamo italiani e si sa, italians do it better: noi sappiamo far meglio tutto, soprattutto le porcherie.
“Sono preoccupato”, dice Ancelotti, uomo di sport e d’onore che ha capito tutto. Il Var era stato introdotto perché gli arbitri non potessero più indirizzare le partite come accadeva un tempo? Nessun problema. Due righe nel protocollo che ti permettano di continuare a fare i tuoi loschi giochi le trovi sempre; bastano 21 parole. “Poiché il Var controllerà automaticamente ogni situazione/decisione, non vi è necessità che gli allenatori o i calciatori richiedano una revisione”.
Facile no? Sarà quindi il Var (un arbitro) a controllare quel che piace a lui: e vedrete che a lui non piacerà l’idea di dare il rigore a Llorente (Napoli-Atalanta) e al Toro per il mani di De Ligt (Torino-Juventus) mentre gli piacerà molto l’idea di espellere Cassata (Juventus-Genoa) e Fazio (Udinese-Roma). E sarà come ai tempi di De Santis e di Bergamo & Pairetto: scasso delle regole autorizzato. E dire che basterebbe apportare una piccola modifica alle 21 parole: “Il Var controllerà automaticamente ogni situazione/decisione, ma ogni squadra potrà chiedere il ricontrollo di azioni dubbie due volte a partita”. Le parole resterebbero 21, è vero, ma almeno avremmo un pallone senza il verme dentro”.
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