Tito Stagno: “Sulla Luna c’è un combustibile speciale”, il telecronista dell’allunaggio del 1969 rivela un retroscena ai microfoni di Leggo.it
Tito Stagno: “Sulla Luna c’è un combustibile speciale che abbiamo ignorato. Perché andarci è stata una follia…”. Lo storico telecronista racconta l’impresa dell’allunaggio in un’intervista rilasciata ai microfoni della collega Michela Greco per leggo.it. Stagno rivela anche qualche retroscena nell’ambito del 50esimo anniversario di quella giornata storica.
Nel 1969 sembrava l’inizio di una nuova epoca, ma forse quella promessa non è stata mantenuta…
«Soprattutto non siamo tornati sulla Luna per sfruttarne le risorse. Non tutti lo sanno, ma sulla Luna esiste una grande ricchezza: l’Elio 3. È un carburante naturale che fornisce energia pulita. Con un quintale di Elio 3 si potrebbe illuminare tutto il nostro pianeta per un anno».
Perché da allora non ci sono stati eventi altrettanto spettacolari?
«Non c’è stata più la volontà, soprattutto non c’è stata più la guerra fredda, quindi la grande rivalità tra i due giganti della Terra che avevano vinto insieme la guerra contro il nazismo. Sono mancati uno stimolo forte e un uomo come Kennedy, che incarnava lo spirito della nuova frontiera e disse al congresso: “Abbiamo scelto di andare sulla Luna non perché è facile, ma perché è difficile”. C’era la determinazione a tentare cose che sembrano impossibili ma che in realtà sono alla portata dell’uomo e del suo coraggio».
Tra l’altro si è andati sulla Luna con una tecnologia che oggi consideriamo spaventosamente inadeguata…
«Se si pensa che il computer di bordo della navicella lunare aveva la potenza di un telefono cellulare di oggi e tutti i computer del centro di controllo di Houston avevano la potenza di un pc, andare sulla Luna è stata una follia».
Lei è appassionato di letteratura e cinema di fantascienza?
«No, Quando c’è un film di fantascienza non vado al cinema, però mi è piaciuto molto First Man, che racconta la storia di Armstrong, un film che consiglio».
Uno dei grandi temi del presente è quello delle migrazioni…
«Spero che questi poveri migranti che arrivano dalla Libia non vengano mandati, appunto, sulla Luna. Facciamoli lavorare, integriamoli, è uno sforzo che possiamo fare insieme, noi europei. Ogni paese del mondo può farlo».
Nelle stazioni spaziali internazionali su questo si è sempre stati avanti: lì non conta la nazionalità, ma l’essere umano.
«Sì, è vero».
Quel giorno del luglio 1969 è stato anche un grandissimo momento di giornalismo…
«Anche se qualcuno, ahimè, ancora non ci crede, sono stato contento di raccontare la verità. Sono sempre stato un giornalista che non ama gli scoop: restiamo coi piedi per terra, guardiamo le cose con distacco e raccontiamole come sono».
Un giornalista di oggi come avrebbe raccontato quell’evento?
«Spero non meglio di me».
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