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Padova, Giorgia Kus 4 anni è bloccata in ospedale per una malattia misteriosa

Padova la storia della piccola Giorgia Kus

Giorgia Kus è una bambina di quattro anni che soffre di un male misterioso da quando non ne aveva nemmeno due, è attaccata a un polmone artificiale all’ospedale di Padova. La storia è raccontata da Il Corriere della Sera che racconta dei genitori William Kus e Francesca Doretto, 34 anni lui e 27 lei, che il 6 settembre si sono trasferiti da Trieste a Padova per cercare di salvarla.

Il calvario della coppia è iniziato tre anni fa, quando William e Francesca hanno notato che Giorgia non riusciva più a muovere il collo e il braccio destro. Dopo una corsa al pronto soccorso la paresi scompare e Giorgia migliora. Fino allo scorso giugno. “Mentre era al mare con la mamma, ha fatto di nuovo fatica a camminare e alzarsi da terra. La risonanza ha evidenziato un’infiammazione al midollo spinale con un edema alla base del collo”. La cura cortisonica sembra funzionare, ma nel giro di due settimane la bambina torna al pronto soccorso con mal di gola, febbre e braccia bloccate.

La radiografia e la Tac hanno mostrato che i vasi sanguigni di Giorgia erano ipertesi, e che le sue valvole cardiache facevano fatica a pompare il sangue. I medici ci hanno mandati al policlinico di Padova, dove Giorgia ha cambiato tre respiratori ed è intubata in terapia intensiva dal 13 settembre. Purtroppo pochi giorni fa la dottoressa ci ha comunicato la presenza di uno pneumatorace, in pratica di un buco nel polmone”. Il padre William racconta che al momento non c’è ancora una diagnosi. “L’ultima ipotesi è che Giorgia abbia la sindrome di Guillain-Barré, ma da un ceppo sconosciuto. Ora i medici stanno provando a curarla con un altro antinfiammatorio”. 

William e Francesca hanno lasciato la loro attività  Trieste ed hanno preso in affitto un appartamento a Padova per restare vicini a Giorgia. “La migliore amica di Francesca ha aperto una raccolta fondi su Facebook, che finora ha ricevuto oltre 12 mila euro da 450 persone. “Non avrei mai pensato che così tante persone potessero interessarsi a noi, alcune di loro sono anche venute a trovarci in ospedale e ci hanno fatto sentire meno soli. I soldi ci serviranno per l’affitto e altre spese, ma terremo da parte una quota per gli specialisti che volessero aiutarci”.

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