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Angela Cavagna denuncia Barbara D’Urso e l’ex marito: “Adesso basta, vi dico come stanno veramente le cose…”

Angela Cavagna denuncia Barbara D’Urso e l’ex marito. L’ex infermiera sexi di ‘Striscia la notizia’ si sfoga in una intervista rilasciata al settimanale DiPiù

Angela Cavagna denuncia Barbara D’Urso e l’ex marito. “Adesso basta. Orlando Portento, l’uomo che è stato mio marito, lo porterò in tribunale. Mi ha diffamato davanti a milioni di persone. È stato duro e cattivo con me e ora la pagherà”. L’ex infermiera sexi di ‘Striscia la notizia’, si sfoga in una lunga intervista rilasciata ai microfoni del settimanale DiPiù, dove annuncia di aver querelato non solo il suo ex marito, Orlando Portento, ma anche Barbara D’Urso, la conduttrice di Pomeriggio 5.

A mettere sul piede di guerra la ex infermiera sexy di Striscia la notizia, che ricordiamo in tanti programmi di successo, tra cui “La Fattoria”, sono state le dichiarazioni rilasciate da Portento nei giorni scorsi nello studio di Pomeriggio 5.

“Mi ha portato via tutto”. “La Cavagna mi ha portato via tutto: la casa e il box di Genova, la villa vicino a Voghera, ha venduto tutto e mi ha lasciato senza un tetto sulla testa”, ha detto. “Io vivo in un appartamento in affitto, pago seicentocinquanta euro al mese e prendo seicentottantasei euro di pensione; mi salvano alcuni risparmi e i soldi che ho recuperato vendendo l’oro e l’argento di famiglia, ma ormai le risorse economiche stanno terminando. Intanto, lei ha un altro uomo, un milionario, e abita a Tenerife, mangia, beve, ingrassa, e sta sempre in piscina”.

Parole che hanno fatto infuriare Angela. “Portento ho raccontato un sacco di menzogne”, mi dice Angela. “In particolare, la cosa più grave è stata quella dello stalking”.

Ricordiamo che in studio, Portento ha detto che è stata una infamia, da parte sua, denunciarlo per stalking. “Si, stava lì a ripetere: “È una infamia, è una infamia”. Barbara D’Urso gli ha detto: “Tu sei stato denunciato per stalking”. Ma gli avrebbe dovuto dire: “Tu sei stato condannato per stalking”. E c’è una bella differenza tra essere denunciato e condannato, la D’Urso avrebbe dovuto verificare, informarsi. Lui è stato condannato, ci sono le sentenze”.

Angela Cavagna denuncia Barbara D’Urso e l’ex marito. La denuncia. “Io l’ho denunciato quando ha iniziato a offendere e a minacciare non più solo me, ma anche mio padre, che all’epoca aveva ottanta anni  e mia madre, che ne avevo settantotto. Lui abitava sopra i miei genitori: papà non usciva più di casa perché aveva paura. Solo a quel punto l’ho denunciato. Un ispettore ha fatto le indagini e poi ha testimoniato che avevo ragione. Per questo è stato condannato”.

Non è stato, però, condannato in Cassazione. “Sono stata io a salvarlo, alla fine. Ho deciso di non andare avanti fino in fondo: è stato condannato per molestie, ma ho lasciato perdere la parte delle minacce perché ho capito che, andando avanti, potevo anche mandarlo in galera. Il mio avvocato mi ha detto: “Sei matta a ritirare la denuncia: vai avanti che lo distruggi”. Ma a me interessava solo non essere disturbata, non volevo distruggerlo. Ora, però, ha deciso di riportarlo in tribunale”, continua ancora la Cavagna.

Angela Cavagna denuncia Barbara D’Urso e l’ex marito. L’ex infermiera sexi spiega nei dettagli come sono andate le cose. “Si, perché è tornato a infangarmi con le sue menzogne. Ha detto che ho venduto le case che lui mi aveva intestato. Ma figuriamoci. Le dico io come sono andate davvero le cose. Parto dalla cosiddetta “Villa di Voghera””.

La Villa di Voghera. “In realtà quella era una casa di campagna costruita dai miei bisnonni a Silvano Pietra, un paesino in provincia di Pavia. Mio padre è cresciuto in quella casa e l’adorava. In famiglia, però, la amava solo lui perché a Silvano Pietra ci sono quaranta gradi d’estate, con le zanzare, e meno due gradi d’inverno, con la nebbia. E infatti, quando sono morti i miei nonni, i fratelli di mio padre volevano venderla. Papà era disperato all’idea e così io ho deciso di comprare le quote dei miei zii per far felice mio padre. Ricordo ancora quando glielo dissi: lui si mise a piangere”.

Per comprare le quote degli zii ha usato soldi che erano anche di Portento? “A parte il fatto che non era una grande spesa, tanto che, quando ho messo in vendita quella casa, alla morte di papà, ci sono voluti oltre due anni per trovare un compratore, che mi ha dato circa novantamila euro”.

Soldi suoi. “Detto questo, i soldi che ho speso arrivavano tutti dal mio conto corrente. Così come è dal mio conto corrente che partivano i soldi per pagare il mutuo della casa di Genova. Lui dice che me l’ha intestata, facendo credere che l’ha comprata. Non è vero: la casa l’ho acquistata io a metà degli anni Novanta. All’epoca stavamo insieme, è vero. Ma il mutuo l’ho fatto a mio nome, se saltavo una reta ero io a finire nei guai, non lui. E comunque a guadagnare, andando in TV, ero io, non lui”.

Portento, però, ricorda sempre di averle fatto non solo da agente per tanti anni, ma anche da autore. Quindi ritiene che parte di quei soldi fossero anche suoi. “Prima di rispondere sui soldi, mi permetta di chiarire un punto: è vero che lui ha seguito la mia carriera per tanti anni, ma, purtroppo, ha fatto più danni che altro. Con i suoi modi mi ha danneggiato. Come quella volta che mi fece cacciare da Unomattina perché aveva schiaffeggiato una delle registe, che lo denunciò. Mi creda, se avessi preso un agente al suo posto, avrei lavorato e guadagnato molto di più”.

“Lo amavo”. “In tanti mi dicevano di mollarlo, ma io lo amavo… Comunque, per quanto riguarda i soldi, ci tengo a sottolineare che io, pur non essendo tenuta legalmente a dargli nemmeno un euro, gli ho riconosciuto tanti soldi: innanzitutto, quando ci siamo separati, lui ha chiesto cinquantamila euro per lasciare la casa, che era mia. Il mio avvocato mi diceva: “Chiamiamo i Carabinieri e lo facciamo sbattere fuori in mezza giornata”. Ma io volevo fare una cosa pacifica e gli ho lasciato la casa per sei anni: se l’avessi affittata, avrei incassato oltre sessantamila euro, e invece l’ho lasciato li gratuitamente”.

Bollette e spese pagate. “Non solo: in quegli anni ho continuato a pagargli le bollette e le spese condominiali. Poi, quando ho venduto la casa di campagna, ho deciso di dargli i cinquantamila euro che chiedeva per lasciare la casa. Lui, però, ha rilanciato: voleva cinquantacinquemila euro. E io glieli ho dati: il mio avvocato ha ancora tutti i documenti”.

Le multe non pagate. “A quel punto, ho scoperto che la casa rischiava di essere pignorata da Equitalia perché lui non aveva pagato multe con l’auto intestata a me, ma che si era tenuto lui perché io non avevo la patente, per circa trentaquattromila euro. Ovviamente, per evitare il pignoramento, ho dovuto pagare: ho tutte le ricevute”.

Il ristorante fallito. “In totale, dunque, gli ho dato circa centocinquantamila euro. Inoltre, gli ho lasciato anche il Triccheballacche, il ristorante in riva al mare a Genova che avevamo aperto insieme. Un locale che andava molto bene, nel quale avevo investito circa cinquantamila euro: l’ho lasciato a lui. Se poi lui lo ha fatto fallire, non è colpa mia”.

A “Pomeriggio 5” Portento ha detto anche di non averla mai amata… “Si, e di fatto ha ammesso di essere stato con me per ventitré anni non per amore, ma per soldi. Comunque a me non mi interessa più nulla di lui: con Paolo, il mio nuovo marito, sono felicissima. Se ora sono tornata a occuparmi di Portento è solo per difendere la mia onorabilità: io penso di aver lasciato un buon ricordo nel pubblico e ora passare per quella che gli ha rubato tutto è una infamia. Non ci sto…”, conclude Angela Cavagna nell’intervista rilasciata al settimanale DiPiù.

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