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Barbara Bouchet: “Sono scappata da Los Angeles a causa dell’avvocato della mafia”

Barbara Bouchet si racconta nel suo intervento ai microfoni del format “I Lunatici”, in onda sulle frequenze di Rai Radio2 dalle 00:30 alle 6:00 del mattino

Barbara Bouchet si racconta nel suo intervento ai microfoni del format “I Lunatici”. L’ attrice esordisce parlando dei primi esordi. “Mi sono avvicinata al cinema vincendo miss china beach a San Francisco. Poi ho fatto un altro contest dove mi hanno promesso un provino che poi non ho fatto. Così sono andata io a cercarlo. Avevo quindici anni e me ne andai di casa con la disperazione di mio padre”.

La reazione della famiglia. “Mia madre era d’ accordo, mio padre no. Anche se inconsapevolmente è stato lui ad iniziarmi su questa strada. Sono andata via di casa a quindici anni e non sono più tornata. Mi dispiace tanto. C’ è stata una lite furibonda purtroppo. Lui ha sempre dato la colpa a mia madre di avermi messo questa idea in testa”.

Barbara Bouchet e gli inizi della carriera. “Piccole cose. Una pubblicità per parrucche che si vedeva alle due di mattina. Venivo dalla Germania, ho fatto tanti film con attori che non conoscevano. Ma erano i più grandi. Solo dopo me ne sono resa conto. Ho recitato con Marlon Brando. E a 17 anni mi hanno fatto firmare un contratto per un film in cui facevo la moglie di Kirk Douglas. Da lì ho iniziato la mia strada”.

Le avances respinte e i relativi problemi scaturiti. “In America, lui mi disse che se non fossi andata con lui mi avrebbe distrutto. Mi sono informata su chi fosse in realtà e ho scoperto che poteva farlo. Era l’ avvocato della mafia. Mi ha spaventato talmente tanto che ho fatto la valigia e me ne sono andata da Hollywood. Sono scappata da Los Angeles, e arrivata a New York venni ingaggiata per fare un film in Italia. Dall’Italia, poi, non me ne sono mai andata”.

L’ attrice parla anche di #metoo. “Ha aperto gli occhi di tutti e magari ora i provoloni si guardano bene dal fare certe cose. Non sono d’accordo però sulle denunce che arrivano trent’anni dopo i fatti. Sta a noi accettare o no determinate condizioni. Io ho sacrificato la mia carriera californiana per aver detto un no, ma sono andata avanti e ho ricominciato la mia carriera in Italia”.

Le scene di nudo sul set e l’ imbarazzo. “Avevo cinque fratelli, vivevamo tutti in una stanza. Non ci vergognavamo di farci vedere, non avevamo pudore. Per noi era normale. Venendo in Italia mi hanno chiesto di fare certe scene, è un ruolo, non sono io. Se faccio un’assassina devo sparare e uccidere qualcuno, ma non vuol dire che nella realtà sia un’ assassina”.

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