L’albero delle siringhe vicino alla scuola e al mercato: scoppia il caso ad Ancona per il boschetto della droga. Il reportage de ‘Il Corriere della Sera’
L’albero delle siringhe vicino alla scuola e al mercato. Centinaia di siringhe usate nascoste tra le foglie, infilzate un giorno dopo l’altro negli alberi fino a pendere a grappoli dai rami come fosse uva o un trofeo da esibire. Pende da uno di questi rami anche lo specchietto retrovisore di un motorino, serve per facilitare l’individuazione di una vena utile nel collo quando le altre sono inservibili.
Per terra, tra le cartacce, ci sono altri aghi che spuntano pericolosamente dai rovi insieme a sporcizia, barattoli di birra, bottiglie vuote e una coperta usata per sdraiarsi e scivolare strafatti nel dimenticatoio. Ad Ancona, il boschetto della droga è situato nel quartiere Piano San Lazzaro, a duecento metri dal centro, vicino al parcheggio dei bus e non lontano dalla stazione ferroviaria.
Gli spacciatori
Nonostante l’andirivieni continuo e inequivocabile di consumatori e spacciatori, che avviene alla luce del sole, l’orrore non si ferma e il boschetto continua a inghiottire persone e a restituire fantasmi. Pochi giorni fa, dopo l’ennesima segnalazione e le scene da film horror dell’albero di siringhe, il caso è finalmente esploso. Il Comune si difende dicendo che l’area era in concessione a un privato fino a un anno fa. Dopo la sorpresa, operazione pulizia integrale ma i tossici sono tornati anche la notte successiva a fare il tiro al bersaglio come se fosse una sfida. «Non sottovalutiamo la situazione, l’attenzione è massima e quotidiana — sottolinea il sindaco, Valeria Mancinelli — ma questi episodi non sono purtroppo straordinari, sono tappe della battaglia contro la droga e la criminalità che conduciamo ogni giorno insieme a tutte le altre autorità competenti».
Il campo sportivo
Il boschetto è un piccolo triangolo al confine con l’ex campo sportivo, stretto tra via Folli e piazza d’Armi, nel pomeriggio i bambini ci giocano vicino tirando calci a un pallone. Accanto c’è il mercato rionale e a poca distanza l’ingresso alla scuola primaria «Savio». Una rete metallica e alcune recinzioni in plastica rotte delimitano l’Inferno dalla quotidianità delle bancarelle, delle case popolari, della miseria di Piano San Lazzaro, rione multietnico che va a braccetto da troppi anni con il degrado. Nel quartiere c’è anche l’ospedale psichiatrico, che ospita una delle sedi del Sert. «È solo un caso — sostiene Carlo Ciccioli, direttore del Sert dell’Asur di Ancona — quelli che vengono da noi assumono metadone o altre sostanze sostitutive o di contrasto, quindi in genere non si bucano più. C’è anche da dire che in ogni città e quartiere ci sono luoghi simbolo di riferimento della tossicodipendenza».
La rabbia dei commercianti
I residenti evitano le domande, hanno paura di esporsi. I commercianti, invece, sono arrabbiati. E lo dicono. Graziano Lucaroni vende i prodotti della sua terra al mercato da quarant’anni. «Ho visto scivolare questo quartiere nel degrado, occorre maggiore sorveglianza, basta scuse». Federica Carbini gestisce una trattoria nota, l’ha ereditata dai genitori, è stanca di questa situazione e ogni tanto pensa di mollare. «Io sono nata qui, dove c’è gente che lavora, vogliamo più sicurezza». «Le pattuglie passano, ogni giorno, il problema purtroppo è alla radice» dice sconsolato Luciano Pasquini, macellaio. «C’è degrado, sì, ma anche rischio ghettizzazione» riflette Alessandro Rosato, operatore ecologico. Anche l’assessore competente, Stefano Foresi, che gestisce la delega alla Sicurezza e al Decoro, è nato a Piano San Lazzaro. «Non sapevamo delle siringhe e fino a qualche mese fa eravamo impossibilitati a intervenire. Faremo tornare a splendere questo quartiere con il progetto del nuovo e moderno mercato che resterà aperto tutto il giorno e conterrà moltissime attività». (Fonte e foto: Il Corriere della Sera’).
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