Massimo Sebastiani: “Elisa Pomarelli mi aveva preso in giro per soldi. Così l’ho uccisa nel pollaio”. Il racconto dell’imputato del femminicidio ai giudici
Massimo Sebastiani: “Elisa Pomarelli mi aveva preso in giro per soldi. Così l’ho uccisa nel pollaio”. Il 45enne racconta i dettagli della sua relazione con la ragazza di 28 anni che poi avrebbe ucciso, davanti al gip Luca Milani e il pm Ornella Chicca. Lo fa dal carcere dove è rinchiuso da sabato 7 settembre, giorno della cattura dopo 13 giorni di fuga in seguito all’ omicidio di Elisa Pomarelli. Di seguito il racconto di Sebastiani davanti ai giudici, riportato dal quotidiano ‘Il Piacenza’, e ripreso da blitzquotidiano.
“Dopo un anno e mezzo che ci frequentavamo ricordo che durante una passeggiata alla Pietra Parcellara mi ha rivelato delle preferenze per le donne, dunque non ero io il problema per lei, ma mi ha assicurato che se avesse cambiato idea, sarei stato l’ uomo con cui si sarebbe messa… Io avevo deciso di aspettarla. Nell’ ultimo periodo avevo iniziato a frequentare altre donne ma con nessuna mi sentivo come con lei”.
Il 45enne, inoltre aggiunge: “Elisa mi è piaciuta subito. Nei tre anni ci siamo frequentati condividendo delle passioni come quella di restaurare Vespe per poi rivenderle o fare insieme piccoli lavori di campagna o nei boschi. Quello che riuscivamo a guadagnare lo dividevamo, anche se io tra spese e tutto, quasi sempre ci perdevo ma ero contento perché vedevo che lei era felice. Ci vedevamo il martedì, il giovedì e nel fine settimana, spesso uscivamo a pranzo o a cena perché a lei non piaceva cucinare. Dopo le primissime volte in casa mia non è più entrata”.
“Dopo il pranzo a Ciriano ci siamo diretti verso la mia abitazione perché Elisa aveva deciso che prima avremmo lavorato un po’ alla casetta e poi saremmo andati in Trebbia. Nel tragitto in auto lei mi ha parlato di una proposta che le era stata fatta la sera prima ad una festa a Sarmato, ovvero quella di custodire una busta in cambio di una somma di denaro. Al momento non ho detto niente, ci siamo diretti verso il pollaio dove è entrata prima lei…da quella attività di occultamento della busta avremmo ricavato molti soldi. Lei poi ha aggiunto, guardandomi in faccia, che forse non c’ era più bisogno di vederci così spesso. Era molto seria in quel momento”, spiega Sebastiani davanti ai giudici.
“Io per un attimo ho visto tutto buio, dopo aver avvertito una fitta all’ altezza del cuore ed un calore che si propagava fino ai piedi. Ho capito in un secondo che lei mi aveva solo preso in giro e che adesso che aveva trovato il modo per guadagnare dei soldi non le servivo più. L’ ho afferrata con entrambe le mani per il collo e ho sentito cadere un’ asse del pollaio, probabilmente perché la sua testa ha sbattuto contro una delle pareti. E’ caduta a terra e ho capito che era morta. Ho pensato cosa dovessi fare, se chiamare i soccorsi, ma io ero sconvolto e mi è solo venuto in mente di prendere una coperta, avvolgerla e portarla in braccio verso la macchina…Mi sono accorto che in macchina c’ era il cellulare di Elisa, l’ ho guardato per vedere che ora fosse e se non sbaglio mi si è aperto un messaggio di Whatsapp che ricordo parlava di uova ed era rivolto alla sorella”.
A quel punto, rivela ancora, “sono partito con l’ auto e all’ altezza di Cerreto, dopo una semi curva con una strettoia con due case, ho gettato il cellulare dopo un rettilineo in un punto in cui si può fare manovra nei pressi di un vascone. Non so se sono sceso dall’ auto o se l’ho lanciato dal finestrino… Ho deciso di portarla in un bosco a Sariano vicino all’ abitazione di Perazzi. A piedi nella boscaglia con il corpo di Elisa in braccio sono inciampato più volte”.
“La sera del 25 agosto siamo usciti a cena e a metà della serata pensando che dovevo tornare da Elisa mi sono allontanato dicendole che dovevo dare da mangiare alle galline. A quel punto sono andato a Campogrande dove ho preso lo zaino di Elisa e ci ho messo dentro un giubbotto, una maglietta, un paio di pantaloni, un paio di scarpe oltre ad una scatola dove avevo accumulato la metà delle vincite che avevo ottenuto dalle macchinette dei bar. L’ altra metà l’ avevo data ad Elisa volta per volta, il mio progetto sarebbe stato aiutarla a pagare le sanzioni che avevano provocato il fermo amministrativo di una delle sue macchine, avevo accumulato circa 550 euro”.
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