Ilaria D’Amico, la stoccata alle colleghe troppo social attraverso una lunga intervista rilasciata ai microfoni del quotidiano ‘Il Corriere della Sera’
Ilaria D’Amico, la stoccata alle colleghe troppo social attraverso una lunga intervista rilasciata ai microfoni del quotidiano ‘Il Corriere della Sera’, di cui vi proponiamo alcuni passaggi.
Iniziamo dalle certezze: l’impegno con la Champions. Il calcio è parte di lei…
«Non sarebbe nemmeno finta modestia dire il contrario. Il calcio è nella mia pelle. Lo racconto a Sky dal 2003 e la scorsa è stata una stagione d’oro. Il problema è che mi diverte ancora moltissimo e il mio editore mi consente di plasmare un prodotto in cui c’è attenzione per ogni dettaglio».
Quindi non sono veri i malumori tra lei e Sky per un presunto contratto ritoccato?
«No, assolutamente. Tra me e Sky non sarà mai un problema di numeri. L’unico problema che potrebbe verificarsi è se un giorno non ci fosse più la libertà intellettuale che ho respirato fino ad oggi».
È una professionista apprezzata eppure di lei, specie negli ultimi anni, si parla soprattutto per la vita privata: le scoccia?
«Senza contare che stando alle foto che pubblicano di noi, io e Gigi passiamo la vita avvinghiati. Ci vogliamo molto bene ma non è esattamente così. Che dire, non è che l’abbia presa bene, no. Anche perché non sono mai stata una persona che ama molto raccontarsi: facciamo la nostra vita, usciamo, ma evitiamo i posti mondani e proviamo a vivere una vita piuttosto riservata. A questa indagine costante della mia vita, in cui ci si chiede ogni giorno se sono incinta o no, non mi ci sono ancora abituata. Capisco il gioco delle parti, ma non mi piace».
Anche come si veste in trasmissione diventa ogni volta un possibile tema, no?
«Eppure mi vesto sempre uguale, in fondo. Non rinuncio alla femminilità, penso si noti, ma come mi vesto non è mai stato per me un argomento su cui soffermarmi troppo».
Non è nemmeno molto attiva sui social. Perché?
«Per me sarebbe una fatica folle raccontare il mio privato. Poi, dover pubblicare quelle foto finto-naturali o dei momenti di gioia esibita… non fa per me. È quasi sempre una traslazione della realtà non si sa quanto veritiera».
E cosa pensa delle molte sue colleghe che lo fanno?
«Capisco che questa visibilità social possa avere un senso e diventare anche un’appendice della carriera, rispetto chi lo fa ma è un modo di raccontarsi che non mi appartiene per niente. Si sceglie di enfatizzare la parte estetica e si cerca consenso così. Sarà che ho sempre cercato di far parlare di me come professionista, a prescindere dal mio essere donna, che avere quello come manifesto non mi rappresenterebbe per niente».
Eppure li usano anche i calciatori, anche i politici…
«Almeno i calciatori hanno anche una componente di celebrazione delle loro gesta professionali. I politici ne fanno un uso ancora un po’ vecchiotto, fanno le dirette Facebook… anziché affidarsi alle storie di Instagram che, come dicono i nostri figli più grandi, sono decisamente più “giuste” (ride, ndr)».
Anche i figli suoi e di Buffon più grandi, a differenza di molti con genitori famosi, sono lontani dai social.
«Spero non siano sui social e dico spero perché non essendo io esperta la cosa potrebbe sfuggirmi… in generale vorremmo che rimanessero più a lungo possibile i figli di Gigi e di Ilaria, non i figli dei nostri cognomi».
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