Cecchi Gori: “Sono il più truffato d’Italia ma ora mi riprendo tutto”. Duro sfogo dell’ex patron della filmavi e della Fiorentina ai microfoni di ‘Vanity Fair’
Vittorio Cecchi Gori parla del fallimento della sua avventura cinematografica e calcistica in una intervista rilasciata ai microfoni di ‘Vanity Fair’.
L’ ex produttore parte subito con un’ accusa. «Non so se in Italia esista qualcuno che sia stato più truffato di me. Mi hanno messo di mezzo, si sono inventati a tavolino il mio fallimento, hanno preso a pretesto una distrazione, una cazzata minore, per mandarmi all’ aria. [Una distrazione di fondi è una cazzata] se parametrata a un gruppo enorme, che valeva una fortuna e dava lavoro a migliaia di persone. Poteva essere punita, come un debito da tre milioni per i quali me ne pignorarono centinaia, senza distruggere la Fiorentina, la Finmavi, la mia reputazione. Spero che il mio caso serva a rivedere l’ intera legislazione sui fallimenti», tuona l’ ex patron della Fiorentina.
Vittorio Cecchi Gori continua sulla legge sui fallimenti. «Così com’ è favorisce soltanto i predatori, gli approfittatori, gli avvoltoi. Verdone è tra i pochissimi a essermi rimasto vicino. Ho aiutato tanta gente e tanta gente mi ha abbandonato. La mia storia è stata raccontata male. A iniziare dai giornali, a cui ridere di me è sempre piaciuto. Il resto l’ hanno fatto il sensazionalismo e la seconda religione nazionale: l’ invidia».
L’ ex produttore cinematografico è un fiume in piena. «C’ è chi mi ha ferito e se il destino vuole avrà quello che si merita, ma non vivo augurando il male di nessuno. Ho una carriera che resta un patrimonio nazionale e aspetto ancora giustizia con fiducia. C’ è un ricorso al Consiglio di Stato che per il “furto” delle tv, a fine anno, potrebbe farmi riavere 900 milioni di euro. Altri 400 pendono dal furto della Fiorentina. E ad avere la forza, potrei intraprendere molte altre cause. Ma ho 77 anni…».
L’ ex marito di Rita Rusic, nel corso dell’ intervista a Vanity Fair, ammette per la prima volta che la sostanza trovata dai poliziotti nella sua cassaforte, la mattina del 2001 in cui lui e l’ allora compagna Valeria Marini furono svegliati da una perquisizione, non era «zafferano», come affermò all’ epoca: «Lo zafferano era una stronzata, ma quella droga è sempre stata un mistero. Le pare che sapendo di essere perquisito avrei lasciato cocaina nella cassaforte? Ce la misero apposta: calunnia, calunnia, qualcosa resterà. Poi la cocaina è una barzelletta, non fumo, non bevo, ho fatto sempre sport».
Belle parole, invece, per l’ ex moglie Rita Rusic, a cui si è riavvicinato dopo l’ ischemia che lo ha colpito due anni fa: «Mi è stata vicina mentre ero malato. Mi ha dato forza per smascherare i banditi e le sanguisughe che cercarono di depredarmi e isolarmi. “Cecchi Gori è più utile da morto che da vivo”, dicevano. Invece sono vivo, li ho scoperti e adesso faccio tana. Mi riprendo tutto. Spero ancora di fare qualche film».
A proposito di Rita Rusic, Cecchi Gori spiega a Vanity Fair che la sposò «perché avevo superato i quarant’ anni e voltandomi indietro vedevo i miei amici che si erano sistemati, avevano mogli, figli, famiglie. Io non avevo niente. Ho capito che rischiavo di diventare un fenomeno e di rimanere solo “figlio” senza mai diventare un uomo. Poi un po’ figlio e basta sono rimasto comunque. Son stati talmente belli i miei genitori che la mia vera famiglia sono rimasti loro. Mia madre era una donna molto intelligente e mio padre un magnifico padre. Abito in una casa che era quella che Mario comprò ai tempi de Il sorpasso».
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