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Cronaca

Crollo Morandi, l’autista del camion verde: “Vengo importunato di giorno e di notte. Mi stavo schiantando…”

Crollo Morandi, l’autista del camion verde parla ai microfoni de ‘La Repubblica’

Crollo Morandi, l’autista del camion verde fermato ad un passo dal baratro, parla ai microfoni de ‘La Repubblica’, a poco meno di un anno dalla terribile tragedia che il 14 agosto 2018 sconvolse l’Italia.

Come sta un anno dopo?
«Bene. Ma come un anno fa, sono sempre della stessa idea: mi piace la riservatezza e non voglio che il mio nome compaia sui giornali. Per questo ho tenuto un profilo basso, per il rispetto dovuto a tutte le persone che sono morte».

La sua storia è uno dei pochi racconti a lieto fine di quel 14 agosto. Era inevitabile che diventasse simbolica.
«Ma lei non immagina che cosa ho passato quest’ anno. Un incubo. Con l’ avvicinarsi dell’ anniversario, chiunque mi vede si sente in diritto di importunarmi, come del resto succede da un anno a questa parte».

Parla dei giornalisti?
«Non solo. Lei non sa cosa significa andare per strada e trovarsi una macchina affiancata che per poco non ti si schianta addosso perché vogliono farti una foto sul tuo camion. Per fortuna non ho più il camion verde».

Questo l’ ha aiutata a salvare la sua privacy?
«Con la vendita del camion e con il passare del tempo la pressione è andata a scemare, ma ora non voglio che questa storia ricominci».

Forse vedono in lei un portafortuna.
«Ma sono solo stupidi. C’ è gente che invece di pensare alle 43 vittime e al danno che ha avuto una città intera, anzi un Paese intero, viene a cercarmi anche a mezzanotte, mi chiama nonostante sappia che io inizio a lavorare all’ una, alle 2, alle 3 di notte, e quindi può ben immaginare che a mezzanotte dormo».

Lavora ancora per il gruppo Damonte? Fa le stesse consegne per Basko?
«Certamente, anche se con un altro camion».

È mai rimasto a casa per problemi di salute?
«Io ho sempre lavorato, dal 16 agosto 2018».

Lei è credente. Chi ha ringraziato per il “miracolo” di un anno fa?
«Ognuno la veda a modo proprio. Chi è religioso può credere all’ angelo custode, chi crede al destino pensi al destino, chi dice fortuna. Fate voi».

Che cosa si aspetta dalla vita dopo aver visto in faccia la morte?
«Mi piace essere importante per la mia famiglia, solo questo».

Che cosa ha raccontato ai suoi figli quando è tornato a casa il 14 agosto?
«Il maschietto era troppo piccolo per capire. Ma la femminuccia conosceva il camion che guidavo io. Quando l’ ha visto in televisione fermo sul ponte ha detto: quello è il camion di papà. Ha capito tutto da sola».

Crollo ponte Morandi, l’autista del furgone a pochi metri dal baratro: “Cosa ho fatto per bloccare le ruote”

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