Tiziano Ferro si racconta in una intervista rilasciata ai microfoni di Vanity Fair
Tiziano Ferro si racconta in una intervista rilasciata ai microfoni di Vanity Fair.
«Il giorno del mio compleanno, mi chiede se gli faccio quello che lui chiama il “novio coffee”, una bevanda di mia invenzione – novio vuol dire fidanzato in spagnolo – a base di caffè alla nocciola, dolcificante e panna alla cannella. Una cosa imbevibile che piace solo a lui. Io penso: che palle, è il mio compleanno e devo farti il caffè? Comunque lo faccio. Lui intanto mi dice: “Ho preso due tazze, le ho fatte incidere”… Io sempre più scazzato ne prendo una su cui c’è scritto “amore” in italiano. Lui: “Guarda anche l’altra”», racconta Tiziano Ferro a Vanity Fair.
L’ artista continua il suo racconto ai microfoni della nota rivista.
«La prendo in mano e comincio a leggere, è in italiano, c’è scritto: vuoi sposar… Mi giro prima di finire, Victor è in ginocchio, con un pacchettino di Tiffany in mano. Ho perso totalmente il controllo di me stesso. Ricordo solo le mie spalle che sobbalzano: ho pianto per venti minuti senza riuscire a dire una parola. Comunque andrà la nostra storia, Victor sarà l’ unica persona al mondo ad avermi regalato quella sfumatura di gioia assoluta che non provavo più dalla mia infanzia».
Ferro e Allen, spiega il cantautore nell’ intervista a Vanity Fair, stanno insieme da tre anni, da quando si incrociarono a Los Angeles in un corridoio della Warner Bros, dove Tiziano doveva girare il video di un brano, e dove Victor lavorava. Anche allora ci fu di mezzo un caffè: l’italiano cercava uno Starbucks, l’americano ‒ che non aveva idea fosse un musicista di successo ‒ lo invitò il giorno per un macchiato, e da cosa nacque cosa.
Fino al doppio matrimonio: un centinaio di amici americani a Los Angeles («Chi l’avrebbe detto che il primo matrimonio gay a cui avrei partecipato sarebbe stato il mio»), una quarantina di intimi italiani a Sabaudia, fedi con date diverse (quella della celebrazione italiana per Allen, americana per Ferro), colori invertiti («Io abito blu e lui grigio a Los Angeles, il contrario a Sabaudia») e la scelta di condividere la felicità «perché con il matrimonio lui entra a far parte della mia famiglia e questa è una verità che non si può tacere… una verità che, come ai tempi del mio coming out, spero possa essere utile a qualcuno».
Per uno della sua generazione, cresciuto in un’ Italia dove «non era per niente cool essere gay», è un lieto fine che mai avrebbe immaginato. Se non vivesse all’ estero da tanti anni, ci sarebbe arrivato? «È una domanda che mi faccio spesso e quasi sempre mi rispondo: forse no».
Del matrimonio ha sempre detto che non rientrava nei suoi interessi. «Ma ho capito che se l’ essere umano, da quando è su questa terra, celebra le unioni, un motivo c’ è. L’ amore ha senso nella misura in cui lo puoi condividere con gli altri, diversamente perde colore».
«E l’ ingresso di una persona nella tua famiglia non è una cosa da poco: merita rispetto. Dobbiamo ricordarcelo quando parliamo dei diritti di tutti. E poi dobbiamo essere intelligenti e ricordarci che viviamo in un mondo che è anche fatto di burocrazie: mettere nero su bianco un rapporto in certi casi può fare la differenza».
Compreso quando si parla di figli: un sogno che Tiziano non ha mai nascosto. «Victor era spaventato all’ idea. Poi però mi ha detto: “Per te e con te per la prima volta nella mia vita, sarei pronto a diventare genitore”», racconta Tiziano Ferro a Vanity Fair.
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