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Justine Mattera si racconta: “Non sono nata né ballerina né cantante, ho sfruttato un aspetto…”

Justine Mattera si racconta a ‘La Verità’

Justine Mattera si racconta in una lunga intervista rilasciata ai microfoni de ‘La Verità’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi evidenziati dalla nostra redazione.

Marilyn, i social, il triathlon: il senso di Justine per il business?
«È un’ evoluzione naturale. Non sono nata né ballerina né cantante, ma ho sfruttato la predisposizione di ragazza newyorchese. I miei genitori non erano benestanti. Ho vinto la borsa di studio anche se non stavo molto sui libri, ma con la memoria fotografica vedevo le pagine nella testa».

A cosa le servono le due lauree?
«La cultura dà la capacita d’ interpretare quello che stai vivendo. All’inizio ho frequentato per due anni la facoltà di ingegneria meccanica, ma non mi vedevo in laboratorio di sera. Così ho optato per qualcosa che mi veniva più facile come la letteratura».

A Firenze due anni fa una studentessa americana è stata stuprata da un carabiniere.
«Io mi ero stabilita presso una famiglia nobile che risiedeva a Fiesole, ma non frequentavo gli americani perché volevo imparare bene la lingua. Le gite a Ravenna o a Praga che facevano i miei amici più agiati me le pagavo facendo la cubista in discoteca. Dove ho conosciuto il dj Joe T. Vannelli che mi ha spronato a cantare».

La fortuna arriva, ma bisogna incoraggiarla?
«Decisamente. In L’ alchimista Paulo Coelho scrive che nella tua strada ci sono tanti indizi e che sta a te coglierli».

Come l’ incontro con Paolo Limiti: che persona è stata per lei?
«Una persona colta, meticolosa, intelligentissima, ironica, divertente. Gli indizi: ero in Corso Sempione con un fotografo suo amico quando lui esce dalla Rai, casualmente. Ci salutiamo e lui dice che sta cercando una valletta per un nuovo programma. Io avevo un disco al secondo posto in classifica e volevo tornare in America. Al provino in Rai ci sono tante raccomandate, ma lui punta su di me, stregato dalla somiglianza con Marilyn.

Justine Mattera si racconta in una lunga intervista rilasciata ai microfoni de ‘La Verità’.
«Ero una valletta, niente di più. Poi, una volta che Minnie Minoprio doveva cantare con Fred Bongusto quella canzone “Quando mi dici così”, ma ebbe un incidente, Paolo mi chiese di sostituirla. Non era difficile, anche se a un certo punto il microfono mi stava cadendo. Lo afferrai al volo e risultò un gesto studiato. Fu la svolta, Paolo mi assegnò a un’ insegnante di danza e da valletta diventai showgirl».

Perché, dopo averlo sposato, non andò al suo funerale?
«Chi dice che non ci andai, qualcuno ha filmato tutti i presenti? Certo, non mi sono messa a piangere in prima fila. Ero dietro, l’ho guardato e sono andata via, ero l’ ex moglie, non la vedova. Forse ho sbagliato, ma anche se non fossi andata sarebbero cavoli miei».

Quanto è difficile gestirsi per una bella donna?
«È difficile essere prese sul serio. Se non sei furba puoi non capire il potere che hai. Se usata bene la bellezza può portarti a qualsiasi livello».

Anche a essere l’amante del presidente degli Stati Uniti.
«Anche. Però, come abbiamo visto, non è detto che sia una gran fortuna».

C’è troppa brutalità maschile in giro?
«Penso ci sia anche una certa responsabilità delle donne in alcuni fatti. Gli uomini sbagliano a etichettare la bellezza come qualcosa di a sé stante: una donna bella è inevitabilmente oca. Ma è una situazione che può rivelarsi vantaggiosa perché se fai qualcosa di buono stupisci. Meglio essere una rivelazione che una delusione».

Come si difende dai corteggiamenti troppo invadenti?
«Dicendo di no. Anche a costo di perdere la parte in un film o in una fiction. O di non lavorare più per una tv».

Quale? Può essere più precisa?
«Preferirei di no, ho scelto di fare la mia strada, anche se è più in salita. Il corpo non è un cambio merce».

Cosa pensa del Me too?
«Sono felice che stia diminuendo il ricatto dell’uomo potente sulle donne. Però non mi piace che la caccia al molestatore spunti vent’ anni dopo. Perché non l’ hanno svelato subito? Personalmente ho detto subito di no».

Che idea ha del femminismo?
«Penso di essermi comportata da femminista quando a 17 anni sono uscita di casa con una borsa di studio. E di esserlo anche ora usando con intelligenza il mio corpo. Penso che, a parità di prestazioni, le donne dovrebbero essere pagate come gli uomini. Uomo e donna hanno corpi e testa diversi. Femminismo non è vestirsi da uomo, con i capelli corti e senza trucco».

Ha seguito la Nazionale femminile di calcio?
«Mi ha entusiasmato, può essere di esempio anche per il ciclismo femminile. Lo sport è sempre un messaggio semplice e libero».

Se non entra anche lì la politica: le mostro il tweet di Monica Cirinnà dopo la vittoria della Cina.
«Non l’ avevo visto… Lo usano per difendere il mondo Lgbt Non approvo queste strumentalizzazioni».

Ha abbandonato la carriera di attrice e showgirl?
«Valuto le offerte. Ormai il varietà è in declino e le parti con personaggi con l’ accento americano sono poche. Forse a teatro ci sono più possibilità. Ho un’ idea per una commedia brillante».

Riguardando le sue foto è comprensibile la gelosia di suo marito?
«Quando mi ha sposato sapeva che ero così. Non c’ erano i social, ma avevo già fatto i servizi su Playboy. E poi sono una madre e una moglie molto presente».

Il suo profilo Instagram è terrorismo sugli uomini?
«Addirittura. Vuol essere l’ inno alla femminilità di una donna completa che fa le gare di sport ma è anche passionale. Instagram permette di essere editori di sé stessi. Mostri ciò che fai a 360 gradi ma anche a 90 (ride). Mi piace provocare la gente».

Segue la politica?
«Leggo i giornali, ma per me la politica italiana è misteriosa».

Nella vita pubblica c’è qualcuno che la incuriosisce?
«Matteo Salvini, in un certo senso. Sono figlia di emigranti di terza generazione. I miei bisnonni arrivarono a Ellis Island nel 1908 con la valigia di cartone. Mi incuriosisce anche Donald Trump, che da democratica non ho votato. Salvini è un personaggio forte, voglio capire dove vuole portarci, anche se d’istinto la vedo diversamente».

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