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Spettacolo

Laura Chiatti si racconta: “Vivo da sempre nel pregiudizio. Ero guarita ma adesso sono tornati gli attacchi di panico”

Laura Chiatti si racconta in una intervista rilasciata ai microfoni di Vanity Fair

Laura Chiatti si racconta in una intervista rilasciata ai microfoni di Vanity Fair. Di seguito vi proponiamo alcuni passaggi

Laura Chiatti quando ha avuto i figli, Enea nel 2015 e Pablo l’anno dopo, con l’attore Marco Bocci, ha deciso che era intorno a loro che doveva girare tutto.
«Io lo dicevo in tempi non sospetti, quando nemmeno conoscevo Marco: guardate che quando avrò dei figli farò un passo di lato. E tutti mi rispondevano: vedremo. È andata così. Ed è la scelta migliore che io abbia fatto nella mia vita».

Sarà doppiatrice di Pets 2, il sequel del cartoon che racconta la vita segreta dei nostri animali domestici non appena chiudiamo la porta di casa e li lasciamo soli.
«Doppiare i cartoni è divertente perché puoi strafare, ma difficile perché quando reciti lo fai anche con il corpo. Che qui non c’è».

Che sensazione dà non esserci fisicamente?
«Mi aiuta a concentrarmi sulla recitazione. Il corpo è sempre qualcosa di complicato. Più passano gli anni e più è complicato».

Non mi sembra che lei sia nella posizione di fare questa affermazione.
«Succede a tutti: guardi le vecchie foto e non ti riconosci. Se ti fa male puoi decidere di non aprire più l’album. Per noi attori è diverso: cambi canale e ti ritrovi in tv. Mi è successo l’altra sera: davano Ho voglia di te. È del 2007».

Ha nostalgia della se stessa di 12 anni fa?
«Non ho nostalgia dei miei 20 anni, ma di certe cose di allora: i genitori giovani e quella sensazione di spensieratezza totale. Tutti i miei problemi, allora, erano cose che ora mi fanno sorridere: questioni di cuore che mi procuravano crisi isteriche. Poi cresci e arriva la coscienza delle cose, che da una parte ti salva, dall’altra ti abbassa le difese immunitarie. L’anno scorso sia Marco sia mia madre sono stati molto male, adesso è tutto risolto, ma qualcosa si è comunque rotto: l’utopia per cui le cose brutte non accadono mai a te. Crescere, forse, vuol dire questo: non avere più nessuno che ti possa giurare che andrà tutto bene. Come faccio io coi miei bambini. Di fronte a loro, anche nei momenti più duri, ho sempre mantenuto il sorriso e tenuto a bada l’ansia che mi tiene compagnia ogni giorno».

Come la maneggia?
«Con la bioenergetica e la psicoterapia. Anni fa ho sofferto di attacchi di panico, ero guarita e adesso sono tornati. È sbagliato pensare di potercela fare sempre senza farsi aiutare, un errore in cui noi donne cadiamo spesso. Lavoriamo, ci occupiamo della casa, della famiglia: un sovraccarico di responsabilità che può schiantarti fisicamente. I bambini danno tanto e tolgono tanto».

Che cosa le hanno dato e tolto?
«Quando metti al mondo un figlio capisci per la prima volta che cos’è l’amore. Pensi: ah, ma allora è questo che aspettavo da sempre. Passiamo anni a cercare l’uomo o la donna della vita, non sapendo che solo un figlio ti porterà quell’amore che ti stacca la pelle. Ma il prezzo, ed è questo che tolgono, è che tu passi totalmente in secondo piano. Tu, i tuoi bisogni, il tuo lavoro».

Ha pagato dei prezzi a livello professionale?
«Dipende dai punti di vista. Prendiamo per esempio mio marito: lui ha sempre lavorato in maniera famelica, io invece ho fatto poche cose, per me di qualità. Quindi sì, ho rinunciato a molte offerte, per esempio alle serie tv, che sono produzioni troppo lunghe e ti costringono lontano da casa».

Dire dei no crea un pregiudizio nell’ambiente?
«Il pregiudizio, nel cinema, c’è a prescindere: se sei bella, se sei di provincia, se non sei comunista. I pregiudizi sono la mia specialità perché io sono l’antitesi dell’attrice italiana: non vanto nessun aspetto intellettuale, non guardo i film di nicchia (adoro Uomini e donne, per dire). Vivo da sempre nel pregiudizio, ma non mi ha mai toccata veramente. Anzi: mi ha sempre fatto molto ridere l’idea che se sei di un certo ambiente devi omologarti alle sue regole».

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