Claudia Koll ospite a Vieni da Me con Caterina Balivo
Claudia Koll è stata ospite di Caterina Balivo a Vieni da Me ed ha raccontato episodi della sua vita privata e professionale. “Il film con Tinto Brass? Fu un errore di valutazione. Non sono quel tipo di donna. Ho sofferto molto durante la lavorazione di quel film. Mi ero resa conto di aver sbagliato, non ero stata cresciuta così. Cambiai anche il mio modo di parlare, ero più maliziosa, facevo doppi sensi”.
La Koll ripercorre anche altri episodi della sua carriera, come il Sanremo del 1995. “Fu una fatica. Non c’era un attimo di pausa. Avevo pure un versamento ad un ginocchio. Contrasti con Anna Falchi? Assolutamente, ci volevamo bene. Una volta mi chiamò in camerino e mi disse. ‘Ma cosa dobbiamo fare visto che ci mettono una contro l’altra?’. Non c’era competizione”.
Ed a proposto di Ballando con le Stelle, lo show condotto da Milly Carlucci, dichiara. “Qualche anno fa me lo chiesero e dissi di no. Ho altri progetti”.
La vita di Claudia Koll è stata caratterizzata da un punto di svolta dopo il quale l’attrice si è profondamente avvicinata alla fede. “Se io sono oggi una nuova persona è grazie allo Spirito Santo. L’esperienza spirituale che io ho fatto non capita a tutti. Ho capito che c’era un male in me. C’erano delle forze che mi stritolavano le gambe e allora mi sono rivolta al Padre Nostro. Presi il crocifisso, lo afferrai e pregai. Quando la preghiera è diventata un grido il Signore mi ha liberato. Mi avvolto una pace profonda. Col tempo ho cominciato a capire la potenza della croce, che Cristo aveva agito. Poi quando il maligno ha provato a riattaccarmi ho scoperto che solo Dio poteva aiutarmi e quindi mi sono legata sempre di più a lui e ho iniziato a seguire un percorso”.
E sulla sua infanzia, racconta. “Quando ero piccola mamma non è stata molto bene. Dovevo badare a mia sorella più piccola, poi anche lei crescendo ha dovuto badare a me. Da piccola sono cresciuta con mia nonna, era una non vedente. Fin da neonata sono stata affidata a lei, e lei mi ha accudito. Mi teneva legata ad un filo sottile che se io tiravo, mi agitavo, lei mi prendeva in braccio e mi tranquillizzava. Se prima questa infanzia era una scusa per me, una giustificazione. Ora che sono cresciuta non vedo più il bicchiere mezzo vuoto, ma mezzo pieno. La vita non è vivere per se stessi, ma vivere per gli altri”.
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