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Gino Paoli, la verità sul tentato suicidio 56 anni dopo: «Ecco perché mi sparai»

Gino Paoli, la verità sul tentato suicidio 56 anni dopo.

Gino Paoli racconta la verità sul tentato suicidio e non solo. Vi proponiamo alcuni passaggi dell’ intervista rilasciata dal cantautore a Walter Veltroni per le pagine del primo numero del nuovo 7 de ‘Il Corriere della Sera’, in edicola da venerdì 10 maggio.

Gino, per prima cosa, mi racconti di tuo nonno? Il primo Gino Paoli….
«Mio nonno era un socialista ante litteram, quando i socialisti li chiamavano anarchici, a Piombino. Aveva cominciato a lavorare a cinque anni. Il padre era un carrettiere, il corrispondente di oggi del camionista, e lo picchiava con la frusta dei cavalli. Fino a quando, un giorno, la nonna andò in cucina a prendere un coltello, glielo puntò alla gola e gli disse “Se lo tocchi ancora una volta ti sgozzo”. Non lo ha più toccato. Nonno Gino è entrato giovanissimo a lavorare alla Magona. Era il piegatore degli alti forni, quello che prende il magma fuso, lo passa nei rulli e fa la latta. Quando ha cominciato il lavoro era a cottimo, quindi se ne faceva tanto guadagnava tanto, se ne faceva poco guadagnava poco. Analfabeta naturalmente….»

Cosa ti raccontava?
«Lui aveva un senso dell’umorismo strepitoso. Quando gli chiedevano “Come hai conosciuto tua moglie?”. Lui rispondeva: “Noi operai una volta uscimmo…e ci portarono in giro con le maestre. C’era una maestrina e ad un certo punto traversammo un rio e lei per scavalcare si tirò su le gonne. Vidi la caviglia e fu fatta”. Una volta ci fu una rissa pazzesca perché alcuni della legione straniera fecero un torto ad uno della famiglia e allora tutti i fratelli Paoli tornarono a casa a mettersi gli abiti da lavoro perché, essendo domenica, non potevano andare mica a menarli con gli abiti della domenica… Successe un casino a Piombino, botte da orbi. Il maresciallo della polizia arrivò e disse “Oh, Paoli, è una cosa politica?” “No, è una cosa di famiglia” “Allora fate pure”».

Sugli esordi con la Ricordi.
«Avevamo un gruppo: io suonavo la batteria, Luigi Tenco il sax». Fino ad affrontare — nonostante il successo delle sue canzoni — il buco nero del luglio 1963, quando il cantautore tentò il suicidio:

E tu in quegli anni ad un certo punto decidi di spararti. Perché?
«Per andare a vedere cosa c’era dall’altra parte. Non ho una ragione specifica. Avevo avuto tutto dalla vita. Almeno credevo di aver avuto tutto…».

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