Carla Signoris si racconta:
Carla Signoris si racconta in una intervista rilasciata a “Il Venerdì”, l’inserto de “La Repubblica”. La moglie di Maurizio Crozza parla a tutto tondo della sua vita privata e professionale.
Nel programma, gli amori delle star finiscono quasi sempre male mentre quelli dei comuni mortali hanno un lieto fine. Secondo lei perché?
«Vivere una vita così esibita può rendere fragili. Devi essere corazzato per sopportare bene il successo. Comunque ci sono molte coppie del mondo dello spettacolo che sono riuscite ad andare avanti nel tempo».
Un esempio siete lei e Maurizio Crozza, sposati da 27 anni.
«Tocchiamo ferro… Finora continua felicemente».
Stia tranquilla non le faccio la domanda idiota: qual è la ricetta per far durare un amore…
«Guardi, le risponderei: culo».
Non litigate mai?
«Noi litighiamo moltissimo».
Su cosa?
«Sulle stupidaggini, quelle cose che poi passano. Sui temi importanti si discute e ci si confronta. Parlare è una cosa importantissima in una coppia. Non siamo uguali, non ragioniamo nello stesso modo ed è giusto che ognuno rispetti il sentire dell’altro. Bisogna trovare un equilibrio in un movimento costante. E poi discutere è bellissimo. Quando parlo di politica con Maurizio mi diverto come una pazza».
Fa le imitazioni?
«No, a casa non le fa. Di solito le scopro in televisione».
Non c’è competizione fra voi due?
«Non mi sembra. Quando parto per lavoro Maurizio con aria mogia mi chiede: “Ma quando torni?”. E pensa: i ragazzi sono da soli a Genova, io sono a Milano, come faccio se mi succede qualcosa? È un grande ipocondriaco. La sua è pigrizia, non competizione».
In una storia d’amore quali cose creano ferite incurabili?
«Credo che si possa superare un po’ tutto. Non si può accettare solo la violenza. Se ci arrivi chiudi subito».
Fino a che punto vale la pena restare con l’altro?
«Nel programma raccontiamo la storia di una coppia dove lei prima era un’ alcolista, poi, dopo la morte del figlio, ha perduto al gioco il milione di euro avuto come risarcimento. Eppure suo marito le è rimasto accanto, l’ha aiutata a venirne fuori. Per quest’ uomo salvare la sua donna voleva dire salvare sé stesso».
Della storia d’amore fra Onassis e Maria Callas raccontate passione e scappatelle. Quanto conta in una relazione d’amore la lealtà?
«Quasi tutto. Io devo avere fiducia nella persona che amo, sapendo che questa persona può anche mentirmi ma prima o poi mi dirà la verità. Non credo nella ricetta “meglio non raccontarsi tutto”. Dirsi la verità può essere molto doloroso ma è anche un momento di crescita. Bisogna accettare che non siamo infallibili. Del resto, ragazze, guardiamoci attorno: a me a volte sembra di essere una volpe in un pollaio, in giro ci sono degli uomini bellissimi».
Il tradimento ha lo stesso valore per uomini e donne?
«Gli uomini fanno più fatica ad accettare il tradimento. Le donne, invece, pensano che possa accadere, ma solo se c’è un momento di crisi, se qualcosa non va».
Ed è così?
«Assolutamente no, a volte gli uomini tradiscono anche quando sembra andare tutto bene. Se lui è molto gentile, ti devi fermare a pensare: oddio, cosa sta succedendo?».
Lei ha due figli, Giovanni e Pietro. Se avesse avuto una femmina che cosa le avrebbe insegnato?
«Mi sono così pentita di non aver continuato ad avere figli, mi piace tantissimo fare la mamma. A una ragazza avrei insegnato a dare molta importanza alla sua identità, a fare azioni in cui si potesse riconoscere, a rispettarsi sempre. A volte, quando sei giovane, puoi fare una serie di cazzate, ma poi tutto torna: la famiglia che hai avuto, le scuole che hai frequentato, gli amori che hai scelto».
Che tipo di ragazza è stata?
«Molto agitata. Non mi sono mai drogata né fatto cose strane. Ma litigavo sempre con mia madre. Che ho riscoperto col tempo. La pensavo a rimorchio di mio padre, invece era molto più moderna di quanto immaginassi».
Moderna come la mamma che interpreta nel nuovo film di Riccardo Milani, Ma cosa ci dice il cervello, che uscirà il 18 aprile?
«Quella è totalmente matta. Nel film sono la madre di Paola Cortellesi, che è una donna triste e fa un mestiere noiosissimo ma nasconde un segreto pazzesco. Io invece sono esuberante, vado alle feste mascherata da Jessica Rabbit e sono tutta rifatta. Ho girato il film con le labbra a canotto, l’occhio botulinato. Non lavorerò più, lo so…».
Cosa pensa della chirurgia estetica?
«È giusto fare un po’ di manutenzione. La facciamo alla carrozzeria dell’ auto, perché non farla al nostro corpo? Per noi attrici l’aspetto fisico è importante».
Se non avesse fatto l’attrice che lavoro avrebbe fatto?
«La psicoanalista. Mi piace moltissimo ascoltare le persone, le loro storie. Per esempio, adesso vorrei essere io a fare le domande a lei. Fare l’ attore è un lavoro così doloroso. Sei sempre in discussione, e la stabilità non esiste. Se non lavori non sei in vacanza, sei disoccupato. Però, in fondo, noi attori stiamo sempre solo giocando. Vuole sapere l’ ultimo gioco?».
Sentiamo.
«A novembre mi chiama Giua, una cantautrice ligure molto brava, e mi dice: “Carla ci verresti con me a Sanremo?” E io: “Ma sì, certo”. Non avevo nemmeno messo giù il telefono che ho chiamato il mio analista e gli ho detto: “Attenzione qui c’ è il rischio di andare in gara a Sanremo”. Ma non ci hanno preso. Però il 29 marzo esce il disco: si chiama Feng Shui e mi sono tanto divertita a inciderlo».
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