Arisa in un’intervista a Il Fatto Quotidiano durante il tour di ‘Una nuova Rosalba in città’
Arisa ha rilasciato un’intervista a Il Fatto Quotidiano, mentre è in giro per l’Italia dopo l’uscita dell’album ‘Una nuova Rosalba in città’. La sua voce è potente ed è considerata tra le migliori interpreti italiane, ma lei commenta, “In realtà non ho mai studiato, non ho neanche idea di quello che faccio. Cerco di dare intensità al canto, ma non ho alcuna percezione di quello che succede. Accade anche durante le lezioni di canto: magari lì sbaglio, non arrivo dove dovrei, penso di non essere in grado, poi la docente mi mostra dei vecchi video dove ho già toccato quella vocalità”.
Arisa parla anche delle colleghe che apprezza di più, “Ho pianto per brani di Emma, Elisa, Loredana Bertè, Giorgia; però in Italia è molto complicato. È un Paese che segue un po’ le mode, è difficile inserirsi… La numero uno è Elisa, un’ artista preparata, sa scrivere, interpretare, e soprattutto suonare. Io non riesco ad imparare a causa dell’ansia… Spesso non ricordo nemmeno le parole delle mie canzoni: ho talmente tanta paura di non essere che a volte non sono. Una volta cercavo le risposte alla vita dai cartomanti, poi dagli psicologi, oggi dai libri. E i libri rispondono”.
Arisa che quest’anno ha anche partecipato al Festival di Sanremo con il brano ‘Mi sento bene’, commenta l’esperienza. “E’ stata dura, prima dell’ultima serata mi sono ammalata, avevo la febbre e il contesto è diventato pesante: non volevo cantare, ma tornare a casa; se la situazione non è perfetta preferisco scendere dal palco e ascoltare gli altri. Ho resistito ed è stata una testimonianza di tenacia”.
La cantante è stata sempre molto attenta all’ambiente, ma ammette di essere cambiata anche in questo campo. “Una volta con un amico, dopo un concerto, siamo rimasti per raccogliere da terra i bicchieri di plastica e quando camminavo per strada, scovavo le bottiglie e le infilavo nei cestini… Comunque capisco Greta quando viene attaccata: negli anni ho visto negli occhi delle persone che mi guardavano l’ espressione tipica del “ma questa è scema. Non mi va più di mettere a repentaglio il mio lavoro per la concezione della gente. Non mi voglio deprezzare a causa dei miei comportamenti… Ora basta, agisco nel mio piccolo”.
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