Ligabue in un’intervista a Tgcom24
Luciano Ligabue torna sulla scena, esce proprio oggi il suo nuovo album di inediti dal titolo ‘Start’ e dal 14 giugno a Bari parte anche il tour negli stadi. Un vero e proprio rientro per Liga, dopo lo stop forzato del 2017 per un polipo alle corde vocali che gli aveva imposto un momentaneo ritiro seguito sempre dall’amore dei fans che hanno rifiutato di cestinare biglietti di concerti annullati.
“Start’ è più immediato, energico, quasi in reazione al lavoro precedente, ‘Made in Italy’ – spiega Ligabue in un’intervista a Tgcom24. C’è un’urgenza in questo disco che mi ricorda quella dei miei primi lavori. Il tempo passa, ma io non lo sento”.
“Questa è una partenza da quello che sono oggi, che alla mia veneranda età è molto diverso da quello che ero agli inizi” spiega il cantante che per la prima volta vede nell’album l’ingresso del figlio Lenny, batterista 21enne, che qui interviene nella coda della canzone ‘La cattiva compagnia” di cui racconta, “un pezzo tostarello, che nel finale vede la batteria raddoppiare il tempo quasi come fosse una cosa metal. E lui è un fan del genere. Allora è venuto spontaneo dire: ‘Il batterista metal ce l’ho in casa!’. Spero possa essere di buon auspicio per la sua carriera. Lui vuol fare il musicista o il produttore musicale, sta studiando per quello. Nessuno può garantirgli di esaudire i suoi sogni ma faccio il tifo per lui”.
“Da un punto di vista strettamente anagrafico c’è una sorta di incapacità di riconoscersi in quello che dice la carta di identità. Non mi sembra di aver vissuto così tanti anni e non me li sento addosso. E il corpo da questo punto di vista non mi aiuta, perché funziona ancora piuttosto bene”, continua Liga che, parlando di ‘Start’ racconta, “mi piace molto l’energia che questa parola contiene. Fa ben pensare alla voglia di affrontare il futuro. Un’energia che si sposa con questo album, che di energia ne ha tanta. Ho incontrato Federico Nardelli, un produttore molto più giovane di me, e lui ha portato tutta la sua irruenza. C’è un senso di urgenza nel suono in questo album che associo ai miei primi lavori. In realtà siamo tutti persone che vengono un po’ educate ad avere progetti, obiettivi, e quindi costantemente rivolti a un futuro che in realtà non conosciamo e non è mai sicuro. E così tante volte ci perdiamo l’attimo che stiamo vivendo. Ed è una fregatura. Se ci pensi il momento in cui sei stato felice nella tua vita era un momento in cui eri presente a ciò che stavi vivendo. Credo sia necessario staccarci un po’ dal senso del tempo e vivere l’unica realtà, che è quella del presente”.
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