Il Volo commentano per la prima volta gli insulti ricevuti in Sala Stampa dell’Ariston
“Essere chiamati ‘merde’ o vedere qualcuno che sbraita ‘in galera’ solo perché stiamo facendo quello che ci piace fare nella vita, è molto irrispettoso nei nostri confronti ma sopratutto nei confronti della libertà di espressione. La musica dovrebbe essere libertà non motivo d’insulto”. Dopo tre giorni di silenzio dalla fine del Festival di Sanremo, per la prima volta i ragazzi de Il Volo commentano il video in cui vengono insultati da alcuni giornalisti, all’annuncio della mancata vittoria.
Come riporta l’Ansa, i tre cantanti dicono: “Abbiamo avuto bisogno di qualche giorno per essere lucidi e affrontare questa cosa. Dunque alcuni giornalisti (ed è bene dire che solo alcuni) ci hanno pesantemente insultato. Hanno usato parole come ‘merde’, ‘vaffanculo’, ‘in galera’, ecc ecc. che consideriamo come frutto di una vera e propria forma di bullismo, di sfottò da stadio. Queste persone – aggiungono- non hanno portato gloria all’ordine che rappresentano. Il loro atteggiamento è stato un insulto, prima che a noi, a tutti i colleghi giornalisti che svolgono il proprio lavoro in maniera seria e professionale”. Il rapporto del trio con la stampa negli ultimi anni non è stato sempre sereno. Amatissimi dal pubblico in Italia e all’estero, i tre ex bambini prodigio, esponenti di spicco dell’opera pop, hanno festeggiato il primo decennio di carriera al Festival, dopo averlo vinto nel 2015 con ‘Grande amore’.
“In 10 anni – spiegano ancora i ragazzi del Volo – abbiamo avuto molte critiche sulla nostra musica, sul genere che cantiamo, accuse di essere arroganti, spocchiosi, bimbiminchia…. Non abbiamo mai proferito parola o dato importanza a tutto ciò anche perché fortunatamente abbiamo sostenitori che ci supportano quotidianamente perché amano quello che facciamo. Ma quando vediamo dei video – aggiungono a proposito di alcune immagini diventate virali sul web – che testimoniano la cattiveria e la poca umanità da parte di persone che potrebbero essere nostri genitori (molti anche nostri nonni) ci dà molto fastidio perché ogni artista deve avere il proprio spazio di espressione musicale”.
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