Alessandro Aleotti, meglio noto come J-Ax, ha rilasciato una intervista ai microfoni di Alessandro Sala “Il Corriere della Sera”. Vi proponiamo alcuni passaggi:
Natale con i tuoi?
«Assolutamente sì. Sempre e da sempre».
Questo è il secondo Natale con suo figlio Nickolas, che compirà 2 anni a febbraio. L’anno scorso era troppo piccolo per capire, quest’anno cosa gli riserverete?
«Ho già arruolato Space One, che si vestirà da Babbo Natale. Speriamo che Nickolas non si spaventi e non pianga. Come in effetti ha fatto la prima volta che ha visto Space One».
Nel 2015 cantava: « Invece di un bambino / Dio mi ha dato due milioni di nipoti». Non pensava di diventare padre?
«Ci pensavo, ma semplicemente in quel periodo non lo ero. Così ho parafrasato il proverbio per cui a chi Dio non dà figli, il diavolo dà dei nipoti. E io ne avevo appunto 2 milioni (i suoi fan sui social ndr)».
Nel 2018 canta: «E più che una famiglia /volevo l’anarchia».
«È il racconto della vita che vivevo prima, non una negazione della famiglia. Non pensavo a me come a quello che ti asciuga facendoti vedere tutte le foto del figlio sul cellulare. Poi lo sono inevitabilmente diventato».
La citazione è una frase di Tutto tua madre, il brano che ha dedicato a suo figlio. Tanti artisti lo hanno fatto prima di lei. Ma lei ha voluto raccontare anche il dramma di quanti non riescono a diventare genitori. Cosa l’ha spinta a farlo?
«Il fatto che la storia abbia avuto un lieto fine, un po’ come quasi tutte le mie canzoni. Una bella favola che ho ritenuto doveroso raccontare. Il pezzo però non l’ho davvero scritto io: lo ha scritto la vita per me. Io l’ho solo ricopiato».
Oggi è un padre come tanti. Anche se è famoso non rinuncia a svegliarsi presto per portare il bambino al nido…
«Mi piace tantissimo e delegare ad altri sarebbe innaturale. A volte penso che per qualcuno il successo e la notorietà siano scuse per poter essere pigri, lasciando che sia una tata a fare tutto. Io faccio volentieri il papà. E poi alle 7,30 del mattino c’è poca gente che mi chiede i selfie per strada».
Come vede oggi che è padre il rapporto con il suo di papà?
«Sono diventato molto più buono e comprensivo nei suoi confronti. Per un po’ di tempo non ci siamo molto frequentati dopo la separazione tra lui e mia madre. Ma ora siamo tutti rappacificati. Andiamo d’accordo e lavora anche con me».
A mamma Ines ha dedicato invece uno dei suoi tatuaggi in maggiore evidenza.
«Dopo la separazione, io e mio fratello abbiamo vissuto con lei e ci siamo sentiti un po’ gli uomini di casa. Le madri vanno ripagate per le coccole che ci hanno riservato da bambini. Con altre coccole. Oggi abita vicino a casa mia e ci aiuta molto, facendo la nonna. Bisogna volere bene alla mamma e dimostrarlo ai figli, perché poi loro faranno altrettanto».
Il suo ultimo libro, Consigli a me stesso – I miei 2 centesimi (Mondadori), si apre proprio con un omaggio alle nonne. È una figura a cui è legato, la nonna, la cita anche in alcune sue canzoni.
«Entrambi i miei genitori lavoravano e io sono cresciuto dai nonni. Ho passato talmente tanto tempo con loro che quando andavo all’asilo gli insegnanti si lamentavano perché parlavo in dialetto milanese: lo avevo imparato in casa – la nonna è stata in pratica una seconda mamma – e al circolo Acli dove il nonno mi portava quando andava a giocare a carte con gli amici. Da ragazzino ho frequentato molti anziani. Questo mi ha fatto scoprire presto alcuni miti, come Nanni Svampa, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci. E poi i nonni ti vogliono lo stesso bene dei genitori ma senza la disciplina».
La sua autobiografia, Imperfetta forma, due anni fa l’ha dedicata alla sua vera famiglia e alla «famiglia della strada».
«La mia generazione è stata tra le prime a dare importanza al gruppo. Un tempo tutti si sposavano prestissimo. Noi abbiamo invece vissuto il momento di passaggio della compagnia, la crew per dirla in linguaggio hip hop. Poi una parte di amici la perdi lungo il cammino e restano solo quelli veri, che conti sulle dita di una mano».
In quel libro ha affrontato anche il tema delle dipendenze e di come se ne viene fuori. Ha raccontato più volte che la spinta decisiva è venuta da sua moglie
«Qualunque dipendenza rischia di prendere il sopravvento. C’è chi non vuole farne a meno perché mettendola da parte teme di perdere anche un po’ di se stesso. Però sei davanti ad una scelta: o continui ad esserne prigioniero o scegli gli affetti. Io ho avuto la fortuna di avere al fianco chi mi ha spinto a cambiare».
Lei è un campione delle ripartenze. A momenti di difficoltà sono seguiti rilanci.
«Quelle eclatanti sono state almeno tre. Ogni volta si diceva che ero un fallito, o che lo eravamo in due nel caso degli Articolo 31. Ma ogni volta abbiamo trovato il modo di tornare a colpire il cuore del pubblico. E poi la ripartenza pop l’ha voluta Dio, mandandomi suor Cristina, che è stata nella mia squadra a The Voice of Italy».
A volte gli artisti pensano che sia meglio non pronunciarsi su temi sensibili, come la legalizzazione delle droghe leggere, l’omofobia, le preferenze in politica. Lei non ha paura ad esporsi. È perché a questo punto della carriera se lo può permettere?
«Nella mia vita ho pagato ogni tassa e per questo penso di avere il diritto e il dovere di dire la mia. Sono i miei 2 centesimi, opinioni non richieste, come quelle di Kent Brockman dei Simpson, a cui mi sono ispirato. Le ho trasformate in un blog e in un libro. Non c’è motivo per cui un personaggio popolare non possa esprimere opinioni su qualunque argomento. Soprattutto se ha sempre fatto tutto con onestà».
Le sue opinioni finiscono spesso con l’avere una vasta eco…
«Ancora mi stupisco dell’ interesse che c’è attorno a quello che io penso, per esempio sui temi della politica. Perché in teoria dovrebbe essere rimasto qualcuno a fare opposizione e a dire certe cose. Ma a quanto pare non c’è più nessuno. O, forse, è come riconoscere che chi c’è ha meno credibilità di J-Ax…».
Due rapper che hanno preso posizione contro le politiche anti immigrati, Salmo e Gemitaiz, sono stati dissati da Salvini nella campagna social “Lui non ci sarà”. Nonostante lei l’abbia più volte attaccato non è stato preso di mira…Ride.
«Si vede che Di Maio glielo ha impedito. Forse sono nel contratto di governo: niente campagne contro Ax che ha sostenuto i 5 stelle».
È deluso dal governo?
«Sono deluso da chi crea un allarme che non c’è, prendendo gli immigrati come capro espiatorio per qualsiasi cosa. O da chi passa la vita a trovare il modo per impedire che altri siano felici per assecondare la sua chiusura mentale».
In Un altro viaggio aveva fotografato il malessere nei confronti degli stranieri ben prima dell’avanzata populista.
«Gli italiani non hanno memoria. Quando ero ragazzino le cose che oggi si sentono sugli immigrati venivano dette contro i meridionali. A volte mi dicono: “Facile per te che vivi in un attico dorato lontano dai problemi della gente comune”. Ma io abito a Milano in una zona popolare, dove l’80% della popolazione è straniera. Giro sicuro per le strade e sono tutti gentili. Anche il mio studio (dedicato a Willy l’Orbo dei Goonies; ndr) è in un quartiere così».
Il suo libro è una raccolta di consigli. Qual è un consiglio che, col senno di poi, sarebbe servito a lei e che invece nessuno le ha dato?
«Non buttare via il tempo. Quando sei giovane ti senti immortale e ti sembra che la vita sia infinita. Ma non lo è. Bisognerebbe sprecarla meno con le cazzate, i litigi, la tv. I videogiochi no, quelli li salvo perché sono creativi. E anche i libri, ovviamente. Poltrire sul divano perché si è in hangover dalla notte prima, quello sì è tempo davvero regalato».
Ha un cuore animalista, ha infatti prestato il suo volto a campagne del Wwf e di altri…
«Gli animali in genere mi sono sempre piaciuti, anche a mia moglie. Prima di essere genitori abbiamo avuto due gatti, che erano un po’ i nostri figli. In particolare Little, aveva una personalità non da micio: era affettuoso come un cane, era divertente e intelligente. Quando è morto ho raccontato la sua storia ed è stato uno dei miei post che ha ottenuto maggiori riscontri. Nella loro semplicità gli animali possono insegnarci come essere buoni e giusti perché quando danno amore lo danno in maniera incondizionata. E il fatto che non abbiano diritti mi fa stare male».
Torniamo all’inizio, cioè al Natale. Ce n’è uno che ricorda in particolare?
«Due in realtà. Uno è legato ad uno scherzo che mi fecero i miei genitori. Da ragazzino desideravo la pianola Bontempi, allora era un must anche se aveva un certo costo. L’anno in cui l’avevo chiesta corsi ad aprire i regali e fui deluso nel vedere che erano solo pacchi di calze o pigiami. Mi sforzavo di sorridere, ma avevo il magone. Poi all’improvviso suonarono alla porta: mandarono me ad aprire e la vidi lì, piantata davanti all’uscio. I miei si erano accordati con i vicini per farmi la sorpresa. È stato il mio primo strumento musicale».
E l’altro Natale?
«È quello del 1993. Avevo iniziato a fare serate, mi invitavano nei locali e guadagnavo 500 mila lire ad ogni esibizione. Non avevo detto niente in casa. I soldi li avevo messi via. Un po’ per rinfacciarli a mio padre, che diceva che con la musica non avrei mai guadagnato. Quando me lo disse una volta di troppo glieli mostrai tutti insieme e lui mi chiese scusa. E poi perché volli, quell’anno, fare a tutta la mia famiglia i regali che mai ero riuscito a fare prima. Comprai il Sega Mega Drive per mio fratello, una vera figata ai tempi in cui le moderne consolle per videogame ce le sognavamo, una tv per la cameretta, l’idromassaggio per mia mamma e una pipa per papà. A pensarci, niente di che, l’idromassaggio per esempio non era una Jacuzzi ma un tubo che faceva le bolle comprato al centro commerciale. Ma per la prima volta mi sembrava un Natale ricchissimo».
Avete già pensato al regalo per vostro figlio?
«Sicuramente la fattoria degli animali. Quest’anno sarà viziatissimo, da tutta la famiglia. E di certo da Space One-Babbo Natale».
Se potesse invece fargli un dono posticipato, un regalo immaginario per quando sarà grande e affronterà la vita da solo?
«Vorrei per lui un mondo senza guerra e senza inquinamento. E senza Salvini».
Il tatuaggio che ha sul collo dice I shall triumph, potrei trionfare. Pensa di esserci riuscito?
«Qualche volta sì. Ma la vita è sempre a momenti alterni, non ci sono trionfi senza sconfitte».
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