Chiara Dainese in un’intervista a Vanity Fair
“Non c’è giorno in cui non vieni derisa per strada o insultata sui social. Perdi un lavoro e ricevi avance pesanti perché tanto sei “quella lì”. Ti chiudi in casa, cadi in depressione e vai da un terapeuta. Pressapoco succede questo, quando tutta la nazione ti considera una “zoccola”, così Chiara Danese, in un’intervista a Vanity Fair racconta gli ultimi otto anni della sua vita.
Era il 22 agosto 2010 quando, 18enne, venne portata da Emilio Fede ad una delle cene eleganti di Berlusconi nella villa di Arcore, ma la Dainese si rifiutò di parteciparvi e si costituì parte civile nel processo per prostituzione minorile che ne seguì, raccontando cosa accadeva in quelle serate, compresi i balletti ed il Bunga Bunga.
“Per anni mi hanno considerata un escort, interessata solo ai soldi. Su Facebook, sul cellulare, attraverso lettere anonime, bigliettini lasciati sotto casa, cori per strada. Mi hanno distrutta” racconta a Vanity Fair. “Anche dopo che denunciai quello che era avvenuto a Villa San Martino, nessuno mi vide come una vittima, solo come un’approfittatrice”.
La Dainese continua, “Mi chiudevo in casa e piangevo. Sono andata da uno psicologo ma non mi è servito molto. Ho preferito i libri di psicologia. Volevo capire la mente umana. Perché un essere umano sente il bisogno di insultare un altro.. Sono andata a lavorare in un bar del mio paese. Al bancone incontravo le persone che mi avevano insultato online. Dal vivo, si comportavano da agnellini. Dopo sono stata licenziata. Le nuove proprietarie del bar mi hanno detto che non se la sentivano di tenermi, per una questione d’immagine”.
La causa in cui si è costituita parte civile non le ha portato per ora nessun guadagno, “I soldi mi aiuterebbero a recuperare tutto quello che mi è stato precluso in questi anni, ma sto pensando di ritirarmi. Presentarmi ogni volta in tribunale mi riapre solo ferite”
Ricordando quella serata di Arcore, racconta, “Oggi, dopo avere speso tante lacrime, la racconto come fosse una barzelletta surreale. Mi dispiace solo per la me 18enne, cui hanno distrutto un sogno. (Emilio Fede) Mi disse: “Andiamo a festeggiare la vincita di Ambra Battilana a Milano. Ovviamente mi sono fidata, avevo 18 anni, e mi sono ritrovata lì”.
La Dainese non porta rancore a Berlusconi, “No, mai avuta. Mi fa tenerezza. È una persona così intelligente e forte, costretta però a organizzare festini per non rimanere da solo. E preso in giro da persone che si spacciano come sue amiche. Gli auguro una vita tranquilla”.
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