Claudia Escarraga K’David, ex compagna di Roberto Escobar, fratello di Pablo, ha rilasciato una intervista in esclusiva a “Leggo”:
Come ha conosciuto gli Escobar?
«Li ho conosciuti nella Catedral (il carcere colombiano). Vi entrai per la prima volta come Principessa Colombia, un ruolo che prevedeva la visita nelle carceri. Ci arrivammo così, io e altre Miss».
Ha sempre saputo delle loro attività criminali?
«Certo, sapevo tutto grazie ai mezzi di comunicazione. Dopo averli conosciuti mi pareva incredibile che quanto si diceva fosse vero».
In uno dei primi incontri con Pablo Escobar avete parlato di droga.
«Pablo era un trafficante di droga, tutti lo conoscono per questo, ma non è mai stato un consumatore di droghe e non gli piaceva che chi gli stava intorno le consumasse. I suoi due unici vizi erano bere birra Heineken e fumare marijuana».
Quando sono iniziati i problemi con il suo compagno?
«Quando rimasi incinta. Lui voleva che abortissi».
È stata sottoposta a diverse violenze: assaggiava i cibi di Roberto per verificare che non fossero stati avvelenati, è stata molestata dal suo compagno di cella e altro. Perché ha accettato tutto ciò?
«Sì, sono stata costretta ad assaggiare i cibi destinati a lui anche se ero incinta della mia primogenita, e, quanto alla violenza sessuale e altro non potevo dire nulla. Quando reagivo rivelandogli le violenze di un compagno di detenzione, suo amico, mi diceva di stare zitta e che ero io la colpevole. Poi mi sono resa conto che la realtà era che a lui piaceva quella situazione».
Perché ha fatto altri due figli con Escobar?
«Sono rimasta incinta nonostante prendessi anticoncezionali. Poi non volevo avere più figli, ma Roberto mi manipolava. Quando gli fecero l’attentato gli avevo fatto una promessa che lui mi ha fatto rispettare fino all’ultimo giorno: che non lo avrei lasciato fino a quando non fosse stato libero. E così ho fatto».
Roberto Escobar è arrivato a violentarla e farla violentare.
«Questa esperienza è la più traumatica e peggiore che una donna possa vivere. Ricordo che stavamo cenando. Mi sono alzata dalla tavola per andare al bagno e quando sono tornata, ho perso in un attimo la nozione delle cose. Mi sono risvegliata nella stanza di un albergo con Roberto e Camilo, un giovane sconosciuto».
Crede che Roberto, abbia avuto un ruolo nella morte del fratello?
«Dall’ultima conversazione che ho avuto con Pablo e per quanto ha pubblicato Juan Pablo, suo figlio, nel suo libro, penso di sì».
C’è chi porta ancora fiori sulla tomba di Pablo Escobar e arriva a chiedergli miracoli.
«Pablo è un mito, una leggenda, nel bene o nel male e così, ogni giorno, molta gente va alla sua tomba».
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