Fiorello ha rilasciato una lunga intervista a Renato Franco per “Il Corriere della Sera”:
«La tv mi costa fatica perché è un continuo uscire da una riunione per entrare in un’altra: con i produttori, con gli autori, con gli scenografi, con le maestranze… L’ultima cosa a cui si pensa è lo spettacolo e io alla seconda riunione mi sono già stufato. La radio invece è come andare al bar, è divertente, non c’è stress, non ci sono gli ascolti, non c’è quello che dice che ieri non è andata tanto bene».Il suo show previsto su Rai1 è stato congelato: l’attesa del cambio dei vertici Rai aveva creato un vuoto di potere decisionale che l’ha spinta a mettersi in pausa…
«Quando non sai chi arriva, se hai bisogno, non sai a chi rivolgerti. Così è stato meglio spostarlo».
Però da più parti le chiedono di tornare in tv, non si sente lusingato?
«In realtà mi guardo da fuori e mi dico: ma io che so fare? La verità? Mi sento artisticamente sopravvalutato».
Sopravvalutato? Lei?
«Giuro. Non penso di essere così bravo, non sono ‘sto fenomeno. Ce ne sono molti migliori di me. Se penso alle imitazioni ne trovo almeno dieci più bravi. So cantare, ma l’Italia è un Paese di cantanti e ce ne sono almeno 190 mila più dotati di me. Monologhista? Ci sono colleghi che mi danno una spanna. Gli altri sono più bravi, forse io sono più forte perché creo quello che altri non fanno, l’aspettativa, l’idea dell’ evento».
Appunto tutti l’attendono. Una qualità ce l’avrà?
«Diciamo che so intrattenere fin da bambino. Se mi trovo davanti a una platea di mille persone un’oretta buona, di improvvisazione a braccio, senza testi, la so fare».
Chi la vuole pungere dice che lei è «quello dei villaggi turistici»…
«Invece quella è la mia forza, è stata la vera scuola. Parlo dei villaggi di una volta dove c’erano quelli della tv – da Arbore a Cecchetto – che andavano a vedere cosa succedeva, si attingeva da lì: noi eravamo gli youtuber di oggi. Nei villaggi l’imprevisto era dietro l’angolo e dovevi imparare a cavalcarlo».
Come è successo nell’ultimo Sanremo con l’irruzione di un uomo sul palco.
«La prima cosa che ho pensato è stata: che culo. So che posso giocare bene con l’imprevisto e in quell’occasione mi ha aiutato tantissimo, mi ha fatto andare subito via l’emozione».
Televisione – nei reality non bisogna saper far niente – e social – tutti hanno un’opinione su tutto – contribuiscono alla vittoria dell’ incompetenza. Più colpa della tv o del web?
«Direi che è più responsabile la tv. Il web è più onesto: al di là delle scemenze virali da whatsapp, la rete premia comunque chi sa fare qualcosa. Certo poi vedo che quelli del web al cinema hanno fatto fatica perché un conto è fare un video dalla tua camera, un altro convincere la gente a prendere la macchina, uscire e andare al cinema. L’altro punto di arrivo per loro è la tv, perché anche chi ha 20 milioni di follower non dice di no alla tv, ma lì scopri la verità. L’esame del pubblico è sempre complesso, sul palco da solo davanti a mille persone si vede quello che sai fare».
La tv ha promosso molti incompetenti.
«Ora la patente di showgirl è abusata, la danno a chi non sa fare niente. Io sono rimasto a Lorella Cuccarini, a Virginia Raffaele, a Paola Cortellesi che sanno fare uno show da sole. Come Gabriella Germani, che è l’imitatrice radiofonica numero 1 sulla Terra».
Lo accennava prima, lo stress da critiche…
«A quelle social ormai ho fatto il callo, basta non leggerle; a quelle sui costi del programma rispondo con le solite banalità su investimenti e guadagni».
E lo stress da ascolti?
«L’ansia da prestazione si vince, anche perché gli ascolti ormai lasciano il tempo che trovano. Quelli della domenica poi sono fantastici, non si capisce mai chi vince. Mara Venier e Barbara D’Urso hanno messo in dubbio l’unica certezza che avevamo, la matematica».
La politica che sentimenti le suscita?
«Confusione totale. Non si distingue il vero dal falso, un giorno sembra che il malaffare sia finito, l’ altro che siamo sotto dittatura. Non sai mai chi ha ragione, come con Domenica In e Domenica Live».
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